Glass – Sleep Alone – Moon And Moon – Daniel – Peace Of Mind – Siren Songs – Pearl’s Dream – Good Love – Two Planets – Travelling Woman – The Big Sleep
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Secondo disco per Bat For Lashes, progetto grazie al quale Natasha Kahn, anglo – pakistana dall’estro artistico a tutto tondo (ha studiato arte ed è appassionata di cinema e fotografia), cerca di esplorare il suo io e le sue contraddizioni tramite l’esperienza catartica della musica. Fin qui nulla di nuovo, roba vecchia quanto l’umanità. Nel suo caso, però, pare che tale processo di purificazione sia utile, tant’è vero che il concept sul quale è basato “Two Suns” – creazione di un alter ego dell’artista stessa, Pearl, e conseguente svelarsi di questo dualismo insito in lei – non potrebbe adattarsi meglio alle sonorità del disco stesso e, soprattutto, alla figura della Kahn. Che, fin dai giorni del debutto “Fur And Gold”, si mostra in bilico fra icona mondana di una nuova folktronica e austera vestale di una spiritualità panteistica.
“Two Suns” si muove di conseguenza: una continua tensione fra strumentazione acustica ed effetti elettronici fornisce i contorni a canzoni fragili ed oniriche, sopra le quali la voce di Natasha volteggia delicata. Una formula già praticata nel disco precedente, ma che in questa nuova opera si è fatta più sicura ed elaborata. Non più solamente la somma di Björk (per l’uso di un’elettronica misteriosa ed aerea), Kate Bush (per il timbro vocale alto e squillante) e Tori Amos (per un certo modo di utilizzare il pianoforte), perché ora queste influenze sono state metabolizzate ed ampliate in modo più maturo e organico. Grazie, in particolare, ad arrangiamenti ricchi di suggestioni orientali e ad un intelligente uso delle percussioni. Pezzi quali l’evocativa “Glass”, la più elettronica “Sleep Alone”, l’oscura “Peace Of Mind” e la notturna “Two Planets” vivono di questi aromi esotici, in cui le trame sintetiche sono sempre pronte ad insinuarsi quasi impercettibilmente. Al contrario, il singolo “Daniel” e “Pearl’s Dream” si lasciano apertamente conquistare dal synth pop e dal suo beat incessante, mentre “Moon And Moon” e “Travelling Woman” sono fuggevoli ballate nelle quali è il piano a farla da padrone. Chiude il disco “The Big Sleep”, delicatissimo duetto fra Natasha e Scott Walker, ancora una volta sorretto dal piano.
Nel complesso “Two Suns” ha dalla sua una capacità ammaliatrice fuori dal comune, e a dispetto del titolo gli scenari lunari evocati dalle sue note risultano intriganti e ricchi di fascino. Ma bisogna anche chiarire che abbiamo a che fare con un disco, tutto sommato, piuttosto derivativo (le tre cantautrici sopracitate sono ancora ben lontane in quanto ad originalità), il cui più grande difetto è un’eccessiva impalpabilità delle canzoni, che spesso rischiano di risultare quasi soporifere per un orecchio non allenato a certe astrazioni dream pop. La Kahn è sicuramente una musicista dotata di ottimo songwriting e buone idee, ma non è quel genio che gran parte della critica si è messa ad idolatrare negli ultimi tempi. Interessante, ma non per tutti. Soprattutto, nulla di rivoluzionario o di sconvolgente.
Stefano Masnaghetti