Prince va a periodi, c’è poco da dire. Chiaro che il nano di Minneapolis sia in grado di scrivere un disco intero nell’arco di un weekend, ma c’è da sperare che sia un momento di ispirazione buona. Magari meglio di quello dell’ultimo, scialbo “20Ten”.
Il periodo attuale è sicuramente prolifico, dato che escono insieme questo “Art Official Age” e “Plectrumelectrum” (il disco realizzato con la sua back-up band femminile 3rdeyegirl), ma la sostanza c’è? Sì, almeno nel disco solista, sì. Tornato ad una pettinatura afro come ai tempi degli esordi, Prince presenta una dozzina di pezzi nuovi, principalmente R&B, ma con un sound decisamente moderno, spesso sull’elettronico. Non è promettente l’apertura tamarra (sembra una b-side di will.i.am e dei Black Eyed Peas), ma il disco si riprende velocemente, con tre pezzi assolutamente diversi e testimoni della varietà del lavoro. “Clouds” mischia il lato R&B con sonorità eletroniche, “Breakdown” è un suo classico lento in falsetto, sostenuto da una produzione piena di orchestrazioni (e come miagola sul finale!). “The Gold Standard” è uno dei suo funkettoni più divertenti, pieno di suoni elettronici, drum machine, quel sound di gomma e plastica che è stato suo marchio di fabbrica negli anni ’80… Decisamente inteso e coinvolgente.
Il sound del disco è un ottimo collante, con bassi caldi e profondi, chitarre squillanti e la voce di Prince su tutto a far da padrona. Ancora, si tratta di un disco R&B dove la velocità non è all’ordine del giorno, ma l’intensità e la bontà dei pezzi fanno la differenza. Insomma, il piccolo yoda porpora ci crede, e quando ci crede non lo ferma nessuno. Il singolo “Breakfast Can Wait”, “This Could Be Us”, sono tutti ottimi pezzi, e il disco scorre via elegante e raffinato. Non avrebbe fatto male qualcosa di più movimentato nel finale, ma avercene di roba così.
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