Ringo Starr Ringo 2012

Ventinove minuti scarsi di musica. Il nuovo disco di Ringo Starr sorprende già per la durata. “Ringo 2012” vuole celebrare i cinquant’anni dall’ingresso nei Beatles, ma è solo una questione di anniversari perché di quello stile c’è ben poco e non è una novità. Richard Parkin Starkey prosegue con la sua produzione dal respiro rock, con forti ispirazioni country.
Il suo diciassettesimo lavoro solista si compone di brani orecchiabili, soluzioni gradevoli e oneste. Non c’è nulla che rimanga realmente impresso, neanche concedendo un ascolto in più. Considerando minutaggio e risultato sembra più un lavoro fine a se stesso, pieno di ricordi. Ringo scrive e suona (anche il pianoforte) perché è ciò che ama fare e si mantiene a galla con una produzione che gli permette di divertirsi, mantenendo anche una discreta visibilità nel panorama internazionale. L’artista ricorda gli anni che nessuno conosce, quelli pre e post Beatles e canta il suo odio/amore per la città che li ha visti nascere: “Ho scritto una nuova canzone su Liverpool, due anni dopo, per chiarire un po’ di cose – ha spiegato il cantante ai microfoni di Radio2 – perché dei miei anni con i Beatles si sa già tutto. Ma c’era qualcosa prima e qualcosa dopo, così gli ultimi tre dischi raccontano me, il rock, vivere fuori da Liverpool, vivere a Liverpool e suonare nei club mentre si andava a scuola”.

Riccardo Rapezzi

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