Tutti conoscono Sergio Sgrilli per il suo ruolo di colonna portante nella celebre trasmissione comica Zelig. Un cabarettista con la passione per la musica abile ad ironizzare sui tic, le manie e i difetti di parecchi musicisti, italiani e non (memorabile la sua imitazione di Piero Pelù). Questa, almeno, era l’idea che la gente si era fatta di lui, per lo meno la grande massa del pubblico televisivo. Quasi tutti ignoravano, invece, che Sgrilli nascondesse anche un’anima da cantautore più “serio”. Ecco quindi arrivare “Dieci Venti D’Amore” a colmare questa lacuna. È l’autore stesso a descriverlo così: “Finalmente, dopo aver ironizzato per anni su cantanti e tormentoni, in occasione dei miei 30 anni di palco e 20 di professione trovo il coraggio di uscire con le mie canzoni e note. ‘Dieci Venti D’Amore’ è il titolo di questa fatica. Un disco sincero, pieno di collaborazioni, di musicisti amici che hanno valorizzato il lavoro e reso più importante il mio percorso professionale“.
Tutto vero. Anzi, questo album è soprattutto una bella sorpresa. Sgrilli si dimostra un cantautore di valore, padrone di uno stile personale e in grado di giostrarsi fra stati d’animo mutevoli e ambientazioni sonore piuttosto eterogenee. Come da titolo, sono qui raccolti dieci brani strabordanti ospiti di prestigio, che contribuiscono ad arricchire le tracce di suoni ed umori cangianti. Ovviamente, il tema principale dei testi è quello amoroso, declinato però nei suoi vari aspetti e niente affatto mono direzionale, dal dolceamaro di “Come va” all’ottimismo di “Facci caso” al dramma di “Sei tu” e “Bacio di Giuda“. Ma “Dieci Venti D’Amore” supera anche la prova più difficile per un disco di cantautorato italiano: quella degli arrangiamenti. Che sono ben realizzati e molto piacevoli all’ascolto. Ottimo l’intervento dell’armonica di Fabio Treves, fra i nomi storici del vero blues italiano, nella pacata “Come va”, magnetiche le liquidità del Fender Rhodes di Paolo Brioschi nell’allegra “Sposami“, interessante l’uso del quartetto d’archi degli Archimia in chiave country – folk nel finale di “Facci caso”. Su tutte, però, si segnalano “Se tu“, con il sax contralto di Andrea Poltronieri e la sezione fiati del corpo musicale S. Cecilia di Fornero a disegnare traiettorie di jazz fumoso in un corpo sonoro vicino a Capossela, specie nella marcetta finale; il rock di “Plagio Totale“; e la fisarmonica di Alex De Simoni nella malinconia alla Paolo Conte di “Bacio di Giuda”, che termina con le note del pianoforte di Alberto Gallo. Ancora: nella divertente “L’amico” interviene Giovanni Gulino dei Marta Sui Tubi e “Nostalgia” è nobilitata dalla chitarra elettrica ‘tropicalista’ di Gigi Cifarelli. Infine, la backing band di Sergio è formata dagli ottimi Fabrizio Morganti (batteria), Stefano Allegra (basso) e Alessandro Gallo (chitarra elettrica, classica e mandolino). Date a “Dieci Venti D’Amore” più di una chance.
Stefano Masnaghetti
[youtube dK7yK1CC7EA]