Non c’è modo migliore per dirsi addio; si può farlo in mille modi, con uno sguardo, con un bacio, con una canzone, senza troppe parole, ecco, i The Loves decidono di farlo con “…Love You”, quarto ed ultimo lavoro della band originaria di Cardiff. Ultimo perché, come ampiamente anticipato dalla band, lo scioglimento ufficiale è avvenuto nel febbraio 2011, dopo aver suonato un’ultima volta live il 25 luglio 2010 all’Indietracks Festival. Per i fan più che un ‘addio’, la speranza è quella che si tratti solo di un ‘arrivederci’, soprattutto in relazione alla qualità espressa dal gruppo all’interno di questo album di congedo.
Dopo dieci anni, la formazione gallese decide quindi di salutare consegnando un’opera ricca di innumerevoli spunti e rimandi a differenti generi musicali dagli anni sessanta ad oggi: si può ritrovare il beat, il rock’n’roll, il garage e quella sfumatura della musica pop definita più volte come youth music o bubblegum in cui si ritrovano melodie orecchiabili e perforanti, ritmi ballabili costruiti su riff ripetitivi. Nel complesso ci si trova di fronte ad un prodotto di piacevole ascolto, che vede in pezzi come “Bubblegum”, “That Boy Is Mine”, “December Boy” e “It’s…The End Of The World” i fiori all’occhiello tra le dieci tracce di cui è composto “…Love You”. L’insieme risulta quindi molto eterogeneo e questo non può essere solamente positivo; si rischia di perdere l’attenzione verso il concept del disco, ma, nel caso specifico, essendo l’ultimo lavoro, la scelta può essere capibile e capita in quanto sembra ovvio pensare che i The Loves abbiano voluto provare a sperimentare anche più di quanto generalmente è consentito. Si possono trovare dei brani tipicamente rock’n’roll come “I Want Love & Affection (Not the House Of Correction)” ma anche ballate malinconiche che starebbero benissimo cantante dalle Spice Girls di turno come, ad esempio, “December Boy”.
Questa avrebbe potuto essere la forza del gruppo, per ora ci si ritrova costretti a salutarli, un giorno chissà, dovessero (ri)tornare, avrebbero sicuramente un buonissimo punto da cui (ri)partire.
Federico Croci