Meglio dirlo subito. Questo disco dei Wildbirds & Peacedrums è praticamente costituito solo da voce e batteria. Ma non c’è da spaventarsi. Vi assicuro. Vi stupirà.
Mariam Wallentin e Andreas Werliin sono una coppia, un sodalizio artistico e sentimentale (sono marito e moglie) che dura da dieci anni e che giunge ora al quarto album. Ancora più che nei lavori precedenti qui si percepisce un’amalgama, uno scambio paritario, una forza trascinante nell’affiatamento che esce in ogni traccia oltre a mostrarsi nella foto di copertina. Dopo tre lavori, ognuno di loro aveva preso una pausa per dedicarsi alla propria inclianzione sonora, lui con il free-jazz made in Norvegia della Fire! Orchestra, lei con un progetto dove poter liberare il lato più pop. E ora rieccoli con un lavoro che rappresenta l’apice della loro carriera, un passo avanti e un ritorno allo sperimentalismo, un uso della tecnica che non risulta mai pesante, un suono raffinato e diretto, un contrasto tra ritmo e melodia quasi lirica, una musica piena di sensualità e di vigore, “così caotica come lo è il mondo attorno a noi”.
“Rhythm” è un lavoro molto arty, certo, ma anche primordiale ed essenziale, riuscendo ad essere semplice e rock. Radicalizza la proposta del duo scandinavo puntando alla ricerca sul ritmo e il suo dialogo/scontro con la voce. Questo binomio ha un profondo piglio blues e sa creare dei veri mantra. I brani a volte tumultuosi e a volte pacati, vivono di tribalismi sprigionando una danza immobile sincopata, avvolgente e ipnotica.
La sorpresa sta nel fatto che i brani siano alla fine tutti talmente pop da appiccicarsi alle orecchie, senza andarsene più. Ve l’avevo detto. Vi stupirà.
Luca Freddi.
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