Eros Ramazzotti, un nome e in qualche modo una garanzia, considerando le milioni di copie vendute, i duetti internazionali e l’affetto di fan sparsi in tutto il mondo. “Perfetto” è il dodicesimo album in studio e un disco che riconsegna un Eros più ingenuo e solare, quasi avesse ritrovato la vitalità degli esordi; un disco diretto con suoni semplici e arrangiamenti articolati, tra pop, sprazzi di folk, modern-country e il rock americano.
“Perfetto” è un viaggio, sicuramente all’interno di una Little Italy ovunque oltreoceano. La cultura americana – portata in dono dai batteristi Vinnie Colaiuta e Jim Keltner (già al fianco di Frank Zappa, Sting, Joe Cocker, John Lennon, Ringo Starr), i chitarristi Michael Landau, Lawrence Juber e Tim Pierce (Michael Jackson, Paul McCartney e Lucio Battisti) e il bassista Sean Hurley – si fonde agli odori e colori della tradizione musicale italiana: Mogol, Federico Zampaglione, Pacifico, Kaballà e Francesco Bianconi risultano essere una rosa vincente.
Un disco on the road in cui viene declinata una visione positiva della vita e dell’amore nelle sue varie forme. “Alla fine del mondo” è immediata e orecchiabile con sonorità alla Mumford & Sons ed è il brano che dà inizio al viaggio, sia per contenuto che per forma. Country, folk e rock sono elementi espliciti, non solo in questa traccia, ma in tutto il disco, tra rallentamenti e dossi. C’è una mitigata corrente musicale nuova sotto le ruote di Eros, gli arrangiamenti si snodano tra uso preponderante delle chitarre a 12 corde, sprazzi di elettriche e acustiche, supportate da una ritmica possente. “Tu gelosia”, “L’amore è un modo di vivere” e “Sbandando” si rincorrono seguendo questo tema.
I dossi dell’album sono imputabili a quei brani nettamente ramazzottiani, “Il tempo non sente ragione”, “Sogno n.3” e “Vivi e vai”, con l’intro di batteria che fa menzione a “Try” di Pink o a “L’amore non mi basta” di Emma. In questo viaggio non potevano mancare le ballad paterne “Rosa nata ieri” e “Tra vent’anni”, che seguono la scia della ventennale “L’Aurora” senza però riuscire a intaccare il ricordo dello storico brano del 1996.
“Perfetto”, non rappresenta un capolavoro futurista o avanguardista ma è un disco sincero e onesto. Visti i tempi, non è poco.