Game Over, ovvero essere ancorati alle proprie radici musicali anche quando queste sono “vecchie” di quasi trent’anni, fregandosene bellamente di chi potrebbe dirti che è anacronistico suonare thrash nel 2016.
La nuova fatica della band si intitola “Crimes Against Reality” ed è un disco che sa di anni ’80 e di Los Angeles Bay Area dall’inizio alla fine. Durata convenzionale per i dischi del periodo: dieci tracce che non lasciano spazio alla melodia e che non danno un istante di tregua. Riffing potente su batteria sparata in 4/4, voce che graffia e ritornelli da urlare fino a sputare le tonsille, possibilmente lanciandosi in furiosi headbangig.
Potrei tirare in ballo il classico repertorio di chitarre affilate come rasoi, batteria tellurica e voce al fulmicotone, e penso che il tutto potrebbe adattarsi alla perfezione al suond della band e alla sua attitudine. L’ascolto del platter vi fulminerà dal primo ascolto e rimarrete sicuramente sorpresi in maniera positiva nel notare che la formazione ferrarese, nonostante si attenga alla perfezione ai canoni di un genere che sulla carta ha già dato tutto, riesce comunque ad essere personale ed originale.
A partire dall’opener “33 Park Street”, passando per vere e proprie legnate sui denti quali “Astral Matter” o “Gates of Ishtar”, i Game Over non si risparmiano, non mancano mai il bersaglio e sanno farsi voler bene da chiunque ami il genere.
Un disco per chi ancora ama le sonorità di una volta e non è alla costante ricerca del nuovo e della sperimentazione a tutti i costi; un disco per noi vecchi dinosauri, ma, spero, anche per nuovi e virgulti pogatori che magari stanno muovendo i primi timidi passi nel moshpit più sfrenato sotto ai palchi di grandi e piccole band che tengono alti i vessilli dei bei tempi andati.