Ghost – Meliora

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Si possono amare oppure odiare, ma è incontrovertibile il fatto che i Ghost siano dei geni del marketing. Se Papa Emeritus e i suoi Nameless Ghouls non avessero studiato in ogni minimo particolare il loro look, l’iconografia dei dischi e le tematiche ‘sataniche’ dei testi, probabilmente avrebbero ottenuto un decimo del successo che hanno raggiunto fra i metallari di mezzo mondo, per tacere dello status da rockstar conquistato in patria (“Infestissumam” è arrivato al primo posto della classifica svedese e certificato disco d’oro). Di band che si rifanno all’hard rock dei Settanta ce ne sono ormai a decine, ma all’interno di questa nicchia il nome del gruppo scandinavo svetta più alto di tutti.

L’abilità nel promuoversi si è rivelata pure utilissima nel confondere le idee a molti ascoltatori, che ora non fanno fatica nel passare dalla violenza del black e death metal al prog rock occulto e solamente a tratti irrobustito da qualche riff più pesante e doom-oriented dei Nostri. I quali, più che ai Black Sabbath, hanno sempre guardato a piccole formazioni di culto dal sound ben più leggero di quello del quartetto di Birmingham.

“Meliora” non fa altro che ribadire tutte queste caratteristiche. Incidentalmente, è anche un ottimo LP in grado di gettare un ponte fra il songwriting più genuinamente tetro di “Opus Eponymous” (2010) e le aperture smaccatamente pop del già citato “Infestissumam” (2013). Rimangono i ritornelli ultra orecchiabili, ma vengono spesso e volentieri affiancati da chitarre più affilate e ritmiche doom metal: caso emblematico, “From the Pinnacle to the Pit”. Le tastiere continuano a giocare un ruolo fondamentale: sono loro ad offrire gli squarci progressive più interessanti, e a volte possiedono perfino un gusto tipicamente italiano; in “Spirit” è impossibile non pensare alla P.F.M., mentre in altri versanti (cfr. la breve “Devil Church”) è Jacula a venir chiamato in causa. Il pezzo forte dell’opera rimane la già famosa “Cirice”: l’intro arpeggiato di chitarra acustica e i continui cambiamenti di dinamiche che si sviluppano nei suoi 6 minuti di durata conquistano fin dal primo ascolto. Nelle canzoni più ‘dure’, quali ad esempio “Mummy Dust” e “Majesty”, il paragone più appropriato sono i Necromandus del loro unico capolavoro “Orexis of Death” (disco prodotto nel 1973 da Tony Iommi in persona ma pubblicato solo nel 1999…); a contraltare di queste, la dolcezza della semi ballad folk “He Is” riattualizza certa psichedelia di fine anni Sessanta.

“Meliora” non delude affatto le aspettative, anzi, chi ha storto il naso di fronte al predecessore potrebbe venire riconquistato alla causa dei Ghost. Che dimostrano di saperci fare, oltre che col trucco, anche con le note.

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