1
Gojira – Magma
Se i Gojira abbiano fatto il passo più lungo della gamba, potrà essere solo il tempo a dirlo. Dopo dischi acclamati da ogni metallone che si rispetti, i francesi propongono una virata stilistica abbastanza evidente, puntando su clean vocal e strutture molto più snelle e impattanti rispetto al passato. L’esordio su Billboard (e le bocche storte dei fan storici e oltranzisti) gli ha detto bene, starà a loro trovare la formula giusta per non finire nel dimenticatoio dopo aver provato il grande salto tra “gruppo-metal-ottimo-underground” a “gruppo-metal-abbastanza-conosciuto”. Magma è la transizione verso qualcosa di più grande (che sicuramente si meriterebbero). Occhio. (j.c.)
2
Polar – No Cure No Saviour
Lunga vita allo screamalong dei Polar, alla terza prova in studio con “No Cure No Saviour”. Questi bei ragazzoni tatuati della terra di Albione continuano ad essere sempre legati al caro vecchio post-hardcore, ma è altrettanto vero che i momenti migliori del disco sono quelli in cui la melodia prende il sopravvento (vedi “Deus Ex Machina” e “No Saviour”). (c.b.)
3
Napoleon – Newborn Mind
Devono lavorare il più possibile sull’aspetto i Napoleon. Sono bravissimi, in UK un botto di ragazzotti gli vogliono bene, Sam Osborn è un fenomeno della chitarrona iper complicata che va tanto ora…però nel 2016 non puoi presentarti così sfiga ecco. Il disco com’è? Bè progcore ovviamente. Prendete una roba tipo Intervals e mischiateci gli Architects. Piace? Provate Of Jams, Smokes, and Promises e poi risentiamoci. Lavoro molto interessante e band validissima, che potrebbe dire qualcosa da qui a qualche anno. (j.c.)
4
Issues – Headspace
Per il pop-core non è ancora il momento. Anzi, il momento non lo sarà mai. Vero, gli Issues fondono in modo abbastanza credibile influenze r&b e rap con derive -core (o addirittura nu- se volete) ma lasciano troppo il tempo che trovano. Manca IL pezzo, quel guizzo che permetta a Tyler Carter e soci di emergere seriamente per essere credibile fino in fondo. Per ora ciò che ci va più vicino è Flojo oppure Lost-N-Found (On a Roll). Ma non ci siamo ancora. Ovvio, se volete sempre e comunque essere metalloni moderni (oppure avete 15 anni dipende) e ascoltare la roba più diversa possibile, questo affare potrebbe fare al caso vostro. (j.c.)
5
LANDMVRKS – Hollow
I francesi LANDMVRKS hanno tutte le carte in regola per sfondare nel metalcore fighetto: faccini puliti, stile da vendere, ma soprattutto sono dei romanticoni che picchiano duro. “Hollow”, disco autoprodotto dalla band marsigliese, alterna momenti di energia ed entusiasmo (e vi posso assicurare che di casino ne fanno parecchio) a parentesi zuccherose (“EndlessParadox”). Il crocevia perfetto di tutte queste caratteristiche contrastanti? La bella “Winter”. Se trascuriamo qualche breakdown un po’ troppo forzato alla Asking Alexandria, “Hollow” è un lavoro davvero piacevole. (c.b.)
6
Fates Warning – Theories Of Flight
Abbastanza innegabile dire che nel 2016 i Fates Warning li seguano solo pochi e vecchi metallari. Che poi il nuovo album di Matheos sia veramente bello è discorso per chi ha vissuto l’epoca in cui i Dream Theater si sapeva a malapena cosa fossero, e assisteva gasato all’evoluzione da US power secco al progressive metal coi controcazzi, mentre Adler cantava come pochi altri là fuori (dualismo Tate-Adler anyone?) in disconi come No Exit e Perfect Symmetry. Segone nostalgico a parte, il disco merita sicuramente attenzione da chi ha a cuore la scena prog senza eccessivi svolazzi e velleità teatrali. Buonissimo ritorno. (j.c.)
7
D.R.I. – But Wait… There’s More!
Qualcuno dica ai D.R.I. che siamo nel 2016 e non nel 1986. Oppure facciamo finta di nulla e gustiamoci il ritorno in studio dei Dirty Rotten Imbeciles dopo un silenzio di 21 anni, con questo EP, “But Wait… There’s More!” che riporta indietro nel tempo a quei suoni thrashcore che hanno fatto la fortuna della band texana , e include tre inediti e due remake dall’album del 1985 “Dealing With It” (“Mad Man” e “Couch Slouch”). (c.b.)
https://www.youtube.com/watch?v=21NFvnxPBx8
8
Circus Maximus – Havoc
Me li ricordavo molto più interessanti questi qui. Ora fanno una roba che potrebbe forse piacere a chi riesce a sciropparsi aor e rock melodico sfiga senza morire di depressione dopo mezz’ora. Ed è davvero un peccato capiamoci, perchè nel 2007 Isolate era stata davvero una bella sorpresa. Se ne state leggendo qui sopra però ve ne fregherà poco, ergo non è roba che fa per voi. A dire la verità le webze settoriali lo hanno osannato parecchio. Qui preferiamo ascoltarci i Muse oramai, vantandocene pure. (j.c.)
9
American Head Charge – Tango Umbrella
Ehi ragazzi ci siamo anche noi eh? Ok non ci filavano in molti neppure nel 2000, quando chiunque buttasse fuori un disco un po’ groovy, un po’ jumpjump, un po’ nu insomma era al top. Ma ci siamo ancora eh! Ok. E i primi tre pezzi non sono nemmeno male. Ma poi basta. Ciao. (j.c.)
10
Shoot The Girl First – I Confess
Credevo che il metalcore elettronicone fosse oramai retaggio del periodo in cui i russi si filmavano mentre facevano crabcore in metropolitana. E invece no. Questi ci credono ancora abbastanza e, non contenti, piazzano pure la tipa a gridare insieme a quello che già grida. Oddio, se avete voglia di fare i tamarroni possono pure starci, ma non convincetevi troppo di essere nel giusto nell’ascoltare ancora sta roba nel 2016. Next. (j.c.)