Come crescere bene, aka “We Will All Be Gone”, il secondo lavoro dei Good Tiger. Prima di addentrarmi negli splendidi meandri del disco, un ripassino. Il supergruppo composto da ex TesseracT, The Safety Fire e The Faceless ha dato alle stampe nel 2015 “A Head Full of Moonlight”, opera prima in cui emergevano già le capacità mostruose dei Nostri, a cavallo tra post-hardcore e il più orecchiabile mathrock, chiamando in causa anche Mars Volta e Fall Out Boy. Potrei fermarmi qui, ma la Tigre Buona ha deciso di superare se stessa con questo secondo full-length.
“We Will All Be Gone” infatti è decisamente più a fuoco rispetto all’album precedente, evitando growl e screaming casuali, che in passato allontanavano i Good Tiger dalla perfezione, contando che la voce del frontman Elliot Coleman (che un tempo, guarda caso, anche se solo per un EP, ha militato negli storicamente esigenti Tesseract) è qualcosa di portentoso. Ma anche il sound si fa più radio-friendly, evitando eccessivi svolazzamenti e sperimentazioni che alla lunga, andavano ad appesantire il risultato finale, minandone l’immediatezza.
Nel nuovo lavoro dei Good Tiger, si predilige la melodia, pur senza abbandonare del tutto le velleità heavy (prendete il singolo-bomba “Salt of the Earth”), indagandone anche gli aspetti più malinconici (vedi la conclusiva “I’ll Finish This Book Later”), o il timido dischiudersi di pezzi in crescendo (manco a farlo apposta, uno di questi si intitola “Just Shy”) senza perderci in convinzione e soprattutto, mettendo maggiormente in luce una tecnica sublime, che essendo più accessibile, non può far altro che accaparrarsi nuovi e meritati consensi.
Un approccio quindi più lineare, ma che alla lunga, paga. I Good Tiger sono cresciuti molto bene, raggiungendo già al secondo disco una maturità invidiabile. Unica nota dolente: quando arriverete in fondo ne vorrete di più. Speriamo solo di non dover aspettare altri tre anni per sentire ruggire ancora la Tigre Buona.