“Non rappo per voi se manco sapete chi è Lil Wayne, l’Italia non la vedo, piscio su questo rap game”. Non le manda di certo a dire Guè Pequeno nel suo quarto album solista intitolato “Gentleman”. Il disco, a detta dello stesso rapper milanese, è servito come distrazione. L’ultimo anno è stato un vero marasma di sensazioni ed emozioni: dal successo incredibile di “Santeria” con Marracash fino alla perdita del padre. Il chiudersi in studio quindi è stata una sorta di via di fuga che ha regalato 16 tracce inedite e niente affatto leggere.
Nonostante tutto, la frustrazione nelle liriche del rapper milanese è assai evidente. Il rap non è più una novità, sta iniziando ad avere i suoi annetti, ma a differenza del resto d’Europa in Italia c’è ancora molta confusione. Questo avviene principalmente per due motivi: poca chiarezza da parte della stampa, non bastano due rime in un pezzo per essere considerato rap e soprattutto mancanza di una una forte cultura hip hop, ben radicata in Paesi come Francia e Germania.
Guè Pequeno lo sa bene e mai come quest’anno ha realizzato un disco pensando di essere in un’altra nazione. Lo status raggiunto negli anni glielo permette e nelle tracce di “Gentleman” il Guercio fa letteralmente il cazzo che vuole. Sperimenta flow, sperimenta sound e inserisce qua e là continui riferimenti che in pochi ahimè capiranno. Il più evidente è presente nel brano “Mimmo Flow” dove nel bridge è chiara la citazione alla canzone “It’s Bigger Than Hip Hop” dei Dead Prez.
La prima metà dell’album tocca punte elevatissime. “Lamborghini”, “Relaxxx”, “Mimmo Flow”, “Scarafaggio”, “Oro Giallo” e “La malaeducazione” con Enzo Avitabile sono delle pietre anche grazie a featuring scelti in modo accurato. Le strofe di Sfera Ebbasta, Marracash, Luchè e Tony Effe sono la vera ciliegina sulla torta. La seconda parte di “Gentleman” è vittima di un calo fisiologico, ma soltanto perché nella prima si è davvero esagerato. Spicca comunque il brano “Trentuno giorni” con quel ritornello malinconico che si ispira a “Vita” di Lucio Dalla e Gianni Morandi.
Gli si può dire tutto a Guè Pequeno, ma bisogna riconoscergli il fatto di portare sempre nuovi suoni e tendenze particolari e sofisticate, penso a “Non ci sei tu” e “Guersace“, canzoni originali e che non sanno di già sentito almeno per l’Italia. Questi ‘esperimenti’ hanno centrato il bersaglio in parte, è vero, ma saranno sicuramente il prossimo filone del rap italico da qui alla fine dell’anno. Gli argomenti trattati da Guè sono gira e rigira sempre i soliti (stripper, soldi e party), e forse da un rapper di 36 anni ci si potrebbe aspettare di più, ma “Gentleman” è un disco di rottura, tamarro al punto giusto e che pompa benissimo in auto. Avercene.