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“As A Sin”, ovvero come disperdere buone idee e un notevole talento in composizioni troppo ridondanti e al contempo prevedibili per colpire nel segno. Probabilmente questo è il “peccato” di cui parla Evangelou Gerassimos, polistrumentista catanese nonché unico responsabile del progetto Lord Agheros. Mi rendo conto di quanto sia duro l’inizio di questa recensione, tuttavia penso che sia utile entrare subito nel discorso e capire di cosa stiamo parlando.
Prima di tutto, il musicista di cui si tratta in quest’articolo non è certo un principiante; al contrario, sono più di dieci anni che bazzica l’underground, e la sua abilità tecnica non viene messa in discussione. Non vengono messe in discussione neppure le sue idee: in questo disco quello che non manca è la ricerca di originalità e la volontà di non suonare derivativo o, peggio ancora, succube dei trend del momento.
“As A Sin”, infatti, è un bizzarro ed interessante tentativo di trasporre le atmosfere dei Summoning in un contesto maggiormente “mediterraneo” e decadente. Per far questo Evangelou utilizza molteplici linguaggi sonori: il dark ambient di ascendenza Cold Meat Industry (Drama Begins), fraseggi pianistici e aperture sinfoniche debitrici del gothic metal (The Gate Of Solitude), tempi d’esecuzione cari al funeral doom e al depressive black (Ash To Ash And Dusk To Dark), sprazzi di melodie arabe (Sacrilegium) e inserti di canti gregoriani (Glory Through Death). Ovviamente, oltre ai Summoning, si potrebbero citare molte altre band alle quali l’artista si è ispirato (Mortiis, Arcana, Deinonychus, solo per elencarne alcune), ma l’influenza del duo austriaco rimane preponderante. Nella title – track compare addirittura una citazione della Quinta di Beethoven in un riff di chitarra acustica, segno che pure la musica classica propriamente detta ha giocato un ruolo non indifferente nella stesura dell’opera.
Sulla carta l’insieme appare molto intrigante e, soprattutto, molto ambizioso. Poi però ci si scontra con la realtà fattuale, e allora parecchie cose non funzionano. Innanzitutto le varie soluzioni stilistiche sono mal orchestrate fra loro: spesso uno sviluppo interessante è troncato proprio sul più bello, oppure gli accostamenti tra generi diversi non si amalgamano a dovere. Ancora: le soluzioni a cavallo tra doom e black sono eccessivamente scolastiche, e troppi orpelli sinfonici finiscono per gonfiare a sproposito pezzi che meriterebbero una maggior economia di scrittura. Infine: al disco manca una coerenza di fondo in grado di renderlo qualcosa di più che una raccolta di tracce eterogenee e male strutturate. L’impressione finale è proprio quella di stare osservando un cantiere a cielo aperto, in cui c’è un gran daffare, ma in cui tutto è ancora in fieri e in via di definizione.
Questo è solo il secondo full uscito sotto il nome di Lord Agheros: chiaro, quindi, che i margini di miglioramento siano parecchi, ma c’è ancora un notevole lavoro da svolgere.
Stefano Masnaghetti