Artas – Riotology


I viennesi Artas sono una giovane promessa dell’heavy metal, giunti ora al secondo album dopo il debutto del 2008. Poche sorprese ma una buona esecuzione: il loro thrash metal è potente e quadrato, omaggia i classici ma non si perde in sonorità retrò, prende qualcosa di moderno senza essere nu. In pratica, sono i Trivium senza assoli di chitarra.
Riotology” è lungo, così come la durata media dei pezzi: puntano molto sull’impatto e hanno una discreta dinamicità. Tutti i brani vanno all’assalto, con giusto quel paio di intermezzi acustici, ma alla lunga possono suonare un po’ ripetitivi. Di riff ne macinano ma la struttura dei pezzi è sempre piuttosto semplice; dato che di assoli manco a parlarne, l’unico elemento che fa la differenza rispetto a mille altre band simili è la voce del cantante. Oltre alla varietà di suoni che riesce a emettere (si va dal growl allo scream, passando per un melodico ruvido in linea con gruppi americani tipo Godsmack o Disturbed), il singer va oltre il canonico inglese, cimentandosi pure in varie lingue. Nonostante possa sembrare una trovata un po’ fine a sé stessa, ha i suoi momenti: è sempre bello sentire riff a nastro con sopra una voce germanica (o austriaca, in questo caso) che sbraita cose incomprensibili…poi fa capolino lo spagnolo (sembra di stare a casa dei Sepultura) e si arriva addirittura al francese che…no, non ce la fa ad essere credibile ma strappa comunque un sorriso.
Orgoglio europeo a parte, la band ha i numeri per costruirsi la propria nicchia nel mondo metal: tecnicamente ci siamo, ora servirebbe un po’ più di abilità nel costruire i pezzi.
Marco Brambilla

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