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Pubblicato nel 2002, ma ristampato nel luglio scorso dalla Trollzorn Records, Wintermythen è il debutto dei tedeschi Gernotshagen, “saliti” agli onori della cronaca in tempi recenti per l’uscita del secondo full-length, Märe aus wäldernen Hallen (2007).
I nostri si definiscono Pagan Black Metal, dando senso all’immagine che vogliono trasmettere e soprattutto alla musica di questo debutto, molto debitrice delle band più famose del settore, con manciate abbondanti di folk a movimentare il tutto. Niente di nuovo sotto il sole dunque, anche se il sestetto della Turingia dimostra buone potenzialità, ma ancora troppa poca esperienza per plasmare un sound personale e ben riconoscibile (cosa che anche nel secondo album non è riuscita appieno), passando da un cliché all’altro con disinvoltura, come ormai la classica introduzione di brano con melodie incalzanti da sagra della salsiccia, urlo animale a spezzare il ritmo, e canzone che prende finalmente il via.
Comunque Wintermythen non è un disco da buttare completamente, perché al di là delle scopiazzature, i Gernotshagen hanno almeno il merito di non annoiare, dandoci in pasto brani tutto sommato gradevoli, dove fanno la voce grossa le tastiere, unitamente a un mood epico/nordico, sottolineato anche dalla guest femminile dietro al microfono. Quello che manca è la personalità, e la sufficiente esperienza nel sapersi districare in una materia in cui è molto facile cadere nel banale.
Senza troppi giri di parole, si può definire Wintermythen, come il classico disco che si perde all’interno dello sterminato mercato odierno.
Stefano Risso