“Portal Of Sorrow” è il capitolo conclusivo della saga Xasthur, prima uscita per la sua etichetta Disharmonic Variations. È lo stesso Malefic ad informarcene, direttamente dalle pagine del suo sito ufficiale. Aggiungendo che ha già in cantiere un altro progetto, il quale però nulla avrà a che fare con metal e affini. In effetti, basta ascoltare questa sua ultima pubblicazione per rendersi conto che il musicista americano deve averne fin sopra i capelli di suonare black. Ma, dato il risultato finale, sarebbe forse stato meglio se ci avesse risparmiato quest’ultimo atto.
Eppure “Portal Of Sorrow” nasce proprio dall’insoddisfazione nutrita da Malefic verso il penultimo album in studio, quel “All Reflections Drained” che, anche se piuttosto sottotono, mostrava comunque qualche buono spunto su cui soffermarsi. Evidentemente il Nostro non era dello stesso avviso, avvertendo la necessità di terminare la prima parte della sua carriera con un’opera capace di gratificarlo maggiormente. Peccato che il tentativo di costruire un suono alternativo al suo classico black metal marcio e catacombale, inserendo voce femminile e assoli di chitarra, sia fallito clamorosamente.
C’è davvero poco da salvare nell’ottavo disco di Xasthur. Sicuramente si tratta di un lavoro teso a sperimentare soluzioni inedite, ma le sperimentazioni bisogna saperle fare. E qui, invece, le idee sono ridotte al lumicino e si è perso del tutto l’equilibrio fra parti ambient/atmosferiche e passaggi black metal, caratteristica che ha reso grande la one man band in quasi tutte le sue creazioni. In “Portal Of Sorrow” si mescolano alla rinfusa chitarre elettriche e acustiche, i riff sono sciatti e dozzinali, le tastiere sono sovrautilizzate e finiscono con l’opprimere buona parte dei pezzi, lo scream non è incisivo come ai bei tempi, il canto di Marissa Nadler sembra aggiunto a casaccio, e in generale l’originalissima cifra stilistica che impose la musica dell’artista all’attenzione dell’underground, fino a raggiungere il quartier generale della Hydra Head Records, è totalmente scomparsa. Qualche piccolo spunto d’interesse arriva con pezzi come la medievale “Karma/Death”, o le più classiche “Miscarriage Of The Soul” e “The Darkest Light”, ma 3 su 14 sono un po’ pochi per risollevare la qualità media di un disco che dura quasi un’ora. Più che Xasthur, sembra di ascoltare un mediocre gruppo di depressive black alle prese con inopportuni inserti gothic e convenzionali svolazzi ambient.
In breve, debacle su tutta la linea per questa emissione. Che per fortuna è l’ultima. In attesa del nuovo progetto, è meglio ricordare Malefic e la sua creatura per capolavori del calibro di “Nocturnal Poisoning” e “The Funeral Of Being”, che hanno saputo ideare qualcosa di unico, raffinando il suono dei Mutiilation e delle ‘black legions’ francesi alla luce delle intuizioni di Burzum e del dark ambient, così da filtrare suoni che parevano provenire da antri sotterranei, uno stile che presto è stato seguito da moltissimi. Il californiano autore di tutto ciò, poi, è certo un personaggio discusso e discutibile, ma pochi meglio di lui hanno reso l’idea delle sensazioni che si hanno quando ci si dibatte nella melma in fondo a un pozzo, al buio.
Stefano Masnaghetti