[Black Metal/Post Punk] Amesoeurs – Amesoeurs (2009)
Gas In Veins – Les Ruches Malades – Heurt – Recueillement – Faux Semblants – I XIII V XIX XV V XXI XVIII XIX – IX XIX – IV V I IV – Trouble (Éveils Infâmes) – Video Girl – La Reine Trayeuse – Amesoeurs – Au Crépuscule De Nos Rêves
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Prima di ascoltare questo disco osservate attentamente la copertina. Dice già (quasi) tutto della musica che troverete in esso. Una città spettrale, cupa, desolata, probabilmente abbandonata dai viventi e dalla vita in generale, ormai abbandonata a se stessa e al trascorrere del tempo. Potrebbe essere New York. Ma potrebbe essere qualsiasi altra metropoli post moderna, il luogo non conta. Oppure si tratta proprio della “Metropolis” di Fritz Lang, senza che nessuna messianica rivoluzione abbia potuto prender luogo. Così, cancellate le “rovine umane” (“Ruines Humaines”, guarda caso il titolo dell’EP di debutto degli Amesoeurs), a testimonianza di quello che fu rimangono solo acciaio e cemento.
La musica del quartetto francese suscita proprio questi sentimenti: un senso di gelo intenso, per una brina che si deposita su di un’umanità incapace di ridestarsi. Persa nel grigio di una città anonima, un non luogo dello spirito. E per fare questo gli Amesoeurs hanno avuto il coraggio di sperimentare generi storicamente molto distanti fra loro. Ma la loro commistione di black metal mutante – da quello più tradizionale a quello più “compromesso” con il noise e l’industrial – e post punk letto in chiave darkwave finisce per catturare. Merito di Neige, polistrumentista e cantante già in forza nei più ortodossi Peste Noire e in mille altri progetti (ultimamente si è unito alla storica band norvegese Forgotten Woods), che con il suo scream e la sua abilità compositiva riesce a infondere alienazione nelle canzoni più black oriented, come la fredda “Recueillement”, la feroce “Trouble” e la lenta e soffocante “Au Crépuscule De Nos Rêves”. Merito anche del bel canto di Audrey Sylvain, che impreziosisce i brani di più chiara impronta wave: così in “Les Ruches Malades”, “Faux Semblants”, “Video Girls” e nella title – track sfilano via via i nomi di Joy Division, Sisters Of Mercy, Cure e Bauhaus, resi persino più algidi dalla voce femminile.
Forse è questo l’elemento di debolezza del disco: più che alla fusione di wave e black, infatti, si mira alla loro alternanza, e la maggior parte dei pezzi è costruita seguendo uno dei due stili. Peccato, perché gli episodi più arrischiati in una loro vera e propria contaminazione sono anche quelli più riusciti e innovativi: “Heurt”, ad esempio, ma soprattutto “La Reine Trayeuse”, con la sua improvvisa accelerazione e le urla lancinanti di Audrey. Ma, nonostante questo, il debutto sulla lunga distanza degli Amesoeurs è tra le cose più belle e meno scontate pubblicate quest’anno. Unica nota veramente negativa, la separazione della band, annunciata poco prima dell’uscita dell’album stesso. Speriamo che Neige e compagni tornino al più presto sui propri passi. Gli Amesoeurs hanno (avevano) davvero qualcosa da dire.
Stefano Masnaghetti