[Black Metal/Shoegaze] Alcest – Écailles De Lune (2010)


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Neige è musicista dalle ampie vedute, al quale certo non manca coraggio e spirito d’iniziativa. Tanto che oggi è uno dei factotum più influenti della ‘scena’ black francese. Con i Peste Noire ha indagato e sta indagando gli aspetti più cupi e sgradevoli che questo genere musicale può raggiungere, e anche la svolta folk dell’ultimo “Ballade Cuntre Lo Anemi Francor” va in questa direzione. Con i purtroppo disciolti Amesoeurs – del loro omonimo album dell’anno scorso ne abbiamo parlato su queste pagine – ha tentato una sintesi fra classico black metal e scorie dark di ascendenza post – punk, peraltro riuscendoci perfettamente. Con gli Alcest la sua visione si fa ancora più rischiosa: l’impresa è quella di far combaciare sferzate di metallo nero ad ovattate atmosfere shoegaze, cosa che nel precedente “Souvenirs d’un Autre Monde” aveva dato i suoi frutti, e infatti il disco si segnalò fra i più interessanti del 2007.

“Écailles De Lune” sfrutta la stessa formula, incrementando però le componenti atmosferiche e shoegaze. Di black propriamente detto ormai c’è poco: qualche riff, lo scream che Neige utilizza sempre più sporadicamente, accenni di tensione qua e là. Ma il vero punto focale dell’album è costituito dalla melodia che si distende in ampie composizioni lente e avvolgenti. Come la prima parte della title – track, quasi dieci minuti di ipnosi condotta dalle chitarre e dal canto trasognato del leader: certe progressioni ricordano band come Agalloch, In The Woods…e Wolves In The Throne Room; la differenza la fanno i riferimenti all’alt rock di discendenza wave (non solo shoegaze, quindi), che avvicinano gli Alcest agli Amesoeurs stessi e creano un impasto sonoro davvero originale. I vecchi amori ritornano nella seconda parte della stessa, il brano più metal dell’opera, in cui Neige ruggisce di nuovo e i tempi si fanno leggermente più serrati. Dopo è tutto un trascolorare in brume autunnali, salvo sporadiche impennate, fino a giungere alla conclusiva “Sur L’Océan Couleur de Fer”, ballata crepuscolare che potrebbe esser degli Anathema.

“Écailles De Lune” conferma la sapienza degli Alcest nel colorare la propria musica di tonalità insolite; bisogna ammettere che sono in pochi a poter vantare un sound così personale. Probabilmente con questo secondo album hanno ecceduto un po’ nello smussare le asperità che rendevano il loro debutto così affascinante, tanto che dall’onirico si rischia di passare al semplicemente tedioso. Ma chi se ne importa, quando ci sono artisti capaci di farsi beffe dei luoghi comuni e di tirar dritto sulla propria strada si possono perdonare alcune lievi cadute di tono. Speriamo che Neige non scelga di sciogliere anche questo progetto e che il prossimo disco sia quello della consacrazione.

Stefano Masnaghetti

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