Black Veil Brides Set The World On Fire


Il secondo disco dei Black Veil Brides è sotto Universal Republic, sicuramente una grande occasione per i ragazzi che con “Set The World On Fire” godranno di un’esposizione vastissima. Detto questo siamo di fronte a una delle pacchianate più rilevanti della storia recente del metallo moderno: una sorta di glam-core che strizza l’occhio all’hard rock del tempo che fu con massicce dosi di Avenged Sevenfold. E’ tutto qua, tralasciando il look e le battaglie sul web tra la BVB Army e relativi haters, roba da fan boyismo alla Tokio Hotel, che volendo dirla tutta a confronto hanno anche più senso.
L’aspetto glam è quello tutto sommato più divertente, il glam è oramai roba per vecchi, per tipe che cercano di mettersi in mostra il più possibile verso chi (ancora) lo suona con discreto successo vivendo ancora il mito del rockettaro maledetto harley, whiskey e coca, e per chi ancora gioca a fare la rockstar in un millennio che non ne ha risparmiata nemmeno una. Certo, grazie a loro molti ragazzini probabilmente scopriranno Kiss, Motley Crue e maestri affini, chi ama i Bring Me The Horizon probabilmente picchierà chi segue i Black Veil…e d’altra parte ascoltando pezzi come “Fallen Angels” (che sembra una sigla dei power rangers in rigorosa salsa jappo) è difficile dargli torto.
Il disco dopo tutto non è poi così male, prodotto bene, pestato il giusto, ruffiano e paraculo all’inverosimile può anche dare giovamento se ascoltato senza sapere chi lo suona e se apprezzate la scia lasciata da Avenged Sevenfold e Bullet For My Valentine negli ultimi anni. Ma nel complesso è difficile promuoverlo, oggettivamente i Black Veil Brides al momento sono una simpatica macchietta benchè abbiano tutto il tempo necessario per crescere e formarsi un sound personale e ben definito. Sempre che non diventino famosi e ricchi già col prossimo Ep e nuovo album previsto probabilmente già nel 2012, a quel punto ci leveremo il cappello e rimetteremo su l’ultimo Social Distortion per dimenticare…
Paolo Sisa

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