[Black/Doom/Death Metal] Dark Fortress – Ylem (2010)


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I Dark Fortress sono indubbiamente una delle band più affascinanti e controverse degli ultimi anni. Non tanto per i loro meriti artistici, che a tutt’oggi non sono così eclatanti; piuttosto, il motivo d’interesse risiede proprio in quello che il sestetto tedesco non è ancora riuscito a realizzare. Attivo da più di tre lustri e con già sei album alle spalle, compreso quest’ultimo, il gruppo in questione ha guadagnato parecchio terreno nell’ambito del black melodico e lambiccato, continuando a variare stile disco dopo disco; eppure non è mai riuscito a sfondare definitivamente, né a trovare soluzioni davvero originali, in grado di elevarlo al di sopra di molti altri discreti complessi che bazzicano simili sonorità. Accade quindi che i Nostri restino così, sospesi a mezz’aria, talentuosi e inespressi.

“Ylem” racconta questa storia molto meglio del sottoscritto, poiché si tratta della loro opera più complessa e ponderosa, oltre settanta minuti che racchiudono (o vorrebbero farlo) tutto quel che di buono i Dark Fortress hanno appreso nel corso degli anni. Ecco quindi un suono oscuro e magmatico, spesso talmente lento e pesante da rasentare il funeral doom, nel quale il black metal rappresenta solo una delle possibili variabili, così come un certo death di matrice europea. Canzoni come la title – track, “Silence”, “Nemesis” e “Satan Bled” mostrano la volontà di rimanere ancorati al metallo nero: nei primi tre casi si seguono le orme della scuola svedese, mentre l’ultimo mostra soluzioni vicine agli ultimi Satyricon. Tuttavia gli altri episodi esplorano un ventaglio stilistico ben più ampio. Nel death gotico di “As The World Keels Over” gli Opeth si rivelano graditi ospiti, specie nelle melodie di chitarra. Poi ci sono gli esempi di doom vero e proprio: tra tutti l’asfissiante “The Valley” e la pazzesca “Wraith”, cantata con voce pulita e vicinissima alle sonorità di band quali Candlemass e St. Vitus. Ma il meglio i bavaresi lo esprimono in “Osiris”, mid tempo ipnotico e spiraliforme che si regge sul miglior guitar work dell’intero cd.

“Ylem” è un’ottima summa dei pregi e dei difetti che convivono nei Dark Fortress. Buoni melodisti, capaci di rimaneggiare parecchi sottogeneri in un unico flusso di note, conservano però, quali aspetti negativi, l’inveterata tendenza a strafare e una prolissità di fondo che rovina parecchie loro composizioni, spesso prolungate oltre misura. Da tempo sfornano buoni dischi, ma mai superlativi. E ancora oggi il loro talento rimane parzialmente inespresso.

Stefano Masnaghetti

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