Si giocano tutto i Bring Me The Horizon: con “Sempiternal” contaminano in modo assurdo l’originaria proposta metalcore con melodie, elettroniche e atmosfere talvolta vicine all’ambient, il loro post-hardcore a volte sa essere dannatamente orecchiabile e catchy (“And The Snakes Start To Sing“), altre volte disperato, senza speranze e molto da dancefloor (“Can You Feel My Heart” pare un pezzo degli Enter Shikari con Sykes a cantare), altre ancora classicamente violento (“Antivist“). I corettoni (“Empire (Let Them Sing)” e “Shadow Moses“) che fanno tanto emocore ci sono ancora ma internamente alle nuove strutture, semplificate e lineari, risultano da arena e non da gang, confermando a lungo andare le evidenti avvisaglie presenti nel precedente “There Is A Hell…” eccetera eccetera.
La produzione è mostruosa, Terry Date è riuscito a dare a quella che era una banducolina di sbarbati ipertatuati con le frange e le canotte larghe, una dimensione internazionale assoluta. Il passaggio sotto Sony non poteva essere sfruttato meglio dai BMTH, che sfonderanno presso un’audience ancora più ampia rispetto a quella fedelissima fanbase che si erano già sapientemente conquistati sul finire del primo decennio degli anni duemila. “Seen It All Before“, “Go To Hell, For Heavens Sake” e l’interessante (anche dal punto di vista delle lyrics) “Hospitals For Souls” sono i nuovi Bring Me The Horizon, zeppi di tastiere e melodie irresistibili, tristezza di fondo e tempi decisamente più riflessivi rispetto a prima. Che poi complessivamente il disco non porti chissà quali novità nel genere “post-qcs”, che veda diversi pezzi assomigliarsi molto come costruzione e che alla lunga il meccanismo stanchi è un altro discorso: “Sempiternal” sarà il cd della svolta non solo per gli autori ma per una generazione intera, cresciuta con deathcore e breakdown forzati, i BMTH diventeranno traditori per alcuni, ma superstar per molti altri…
Paolo Sisa