E’ ancora un mistero per molti capire per quale motivo Richard Christy sia passato a suonare classic metal (chiamatelo come vi pare ma questo è) dopo i Death; probabilmente il periodo con gli Iced Earth lo ha affascinato oltremisura, sta di fatto che quello che rimane comunque un batterista colossale non sia mai più riuscito a tornare ai livelli dei Control Denied (senza citare Sound Of Perseverance per non sanguinare troppo).
Detto questo uno dei titoli più lunghi della storia abbinato a uno dei nomi più “boh” della storia (Charred Walls Of The Damned – Cold Winds On Timeless Days…eeeh???) rappresenta il secondo disco di un progettone che vede insieme Steve DiGiorgio al basso, Ripper Owens (un altro che pur avendo una voce assurda non è mai riuscito a fare il botto sul serio) e Jason Suecof alla sei corde: il risultato è un buon pezzo, “Zerospan“, e un’altra serie di canzoni inattaccabili dal punto di vista tecnico/esecutivo ma che non interesseranno mai nessuno. In sostanza Charred Walls of qualcosa può essere considerato un passatempo da sala prove tra una cover e l’altra più che una band meritevole d’attenzione. Capiamoci, il disco non è neanche male ma non ha un filo conduttore, un’unità di intenti e pare appunto essere un risultato da jam session che un qualcosa su cui i quattro realmente credano. Superfluo, a meno che non cerchiate heavy metal in salsa US moderna, veloce, intricato e con melodie spesso incomprensibili all’interno di una cascata di riff casuali.