[Death Metal] Cryptopsy – The Unspoken King

Worship Your Demons – The Headsmen – Silence The Tyrants – Bemoan The Martyr – Leach – The Plagued – Resurgence Of An Empire – Anoint The Dead – Contemplate Regicide – Bound Dead – (exit) The Few

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Etichetta Discografica

Quando passa per lo stereo un disco del genere è abbastanza difficile capire come muoversi. The Unspoken King dei Cryptopsy è obiettivamente un lavoro che non lascia assolutamente indifferenti coloro i quali conoscano il combo di Montréal. Il motivo è presto detto: la loro discografia, fino a questo momento, è costellata di dischi con un determinato indirizzo stilistico, quel brutal death tecnico – e che tecnica – senza compromessi. Sperimentazioni, che possono essere influenze, piazzate qua e là con stile, dai risultati sempre eccellenti. Inserire nel lettore Blasphemy Made Flesh, None So Vile, e perchè no?, lo stesso Once Was Not , equivale per uno studente sedersi in aula magna con tanto di block notes per assistere alla lezione tenuta da un luminare.

Tre anni sono intercorsi dalla loro penultima fatica e The Unspoken King, ed i canadesi cambiano pelle: il microfono passa dalle mani di Lord Worm a quelle del giovane Matt McGachy, il cui background è riconducibile al  metalcore, ed entra in formazione la tastierista Maggie Durand (giusto il tempo necessario per uscirne immediatamente). Questo potrebbe fare pensare, per proprietà transitiva, che la virata stilistica del quintetto possa essere dovuta al neo singer.
A detta di chi scrive ciò appare piuttosto improbabile: musicisti del calibro di Éric Langlois e Flo Mounier – sezione ritmica nonché cuore pulsante del gruppo – è difficile che subiscano l’influenza di una new entry. Pare più probabile, di contro, che i Cryptopsy abbiano scelto con cognizione di causa i propri nuovi elementi in funzione del sound che avrebbe dovuto avere il platter per com’è stato pensato.

A prescindere delle motivazioni di fondo, la verità tangibile è una: The Unspoken King suona in maniera totalmente differente dal materiale passato. Quelli che a ragion veduta potevano considerarsi come leader della scena estrema hanno preso le distanze dal loro storico trademark per abbracciare qualcosa di maggiormente fruibile, un metalcore indubbiamente più semplice, le cui composizioni sono inequivocabilmente più snelle e lineari, nonostante il bagaglio tecnico della band si presenti alle orecchie dell’ascoltatore tramite accelerazioni improvvise ( Bound Dead) o assoli di grande gusto (Anoint The Dead ne è un esempio).
La novità immediatamente percepibile è data però dalle linee vocali, che faranno storcere il naso fino a romperlo ai puristi del genere: le aperture in clean del nuovo singer sono uno scoglio gigantesco per chiunque conosca i Cryptopsy, li abbia amati e non apprezzi le contaminazioni catchy.

Brani del calibro di Leach, The Plagued e della succitata Bound Dead non passano inosservati agli occhi di un integralista del death metal, e qui ne consegue una domanda: The Unspoken King è un disco valevole d’acquisto o no?
La risposta è variabile. No, se quanto scritto finora ha fatto rabbrividire in funzione del pesante monicker impresso in copertina, mentre può diventare un ascolto molto interessante qualora si abbia voglia ed interesse nell’ascoltare un cd metalcore suonato con classe.

Andrea Arditi

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