Witchcult Today – Dunwich – Satanic Rites Of Drugula – Raptus – The Chosen Few – Torquemada ’71 – Black Magic Rituals & Perversions I) Frisson Des Vampires II) Zora – Saturnine
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Torna il gruppo più sulfureo d’Inghilterra, e lo fa con un album arrischiato. Intendiamoci: Oborn e soci si mantengono fedeli al loro stile di sempre, fatto di incubi e deliri causati da un eccesso di sostanze psicotrope, riff marci e slabbrati, tempi rallentati e opprimenti, visioni tra il gotico e il grottesco. Ma, se in lavori come “Dopethrone” e “Let Us Pray” queste sonorità erano spinte all’eccesso della loro pesantezza e blasfemia, in “Witchcult Today” è come se i Nostri avessero cercato di “alleggerire” il tutto, tanto da aver ottenuto otto pezzi che potrebbero essere il frutto di una jam session tra i Black Sabbath di “Master Of Reality” e i nostrani Jacula.
Indubbiamente ci troviamo di fronte al loro disco più retrò, grazie anche ad una produzione ultra vintage, forse fin troppo grezza e scarna. La musica si regola di conseguenza: brani quali la title track, “Dunwich” e la conclusiva “Saturnine” sfoderano atmosfere care al doom originario, mentre la macabra “Black Magic Rituals…” è un omaggio al progressive esoterico degli anni Settanta, con tanto di organo hammond e lunga coda ambient finale. Ci sono anche momenti più legati al tipico suono sludge delle loro opere più estreme (cfr. “Satanic Rites Of Drugula” e “The Chosen Few”), ma la cifra complessiva di “Witchcult Today” rimane quella della nostalgia per un momento storico cruciale per gli sviluppi del metal e del rock tutto, ossia gli anni a cavallo tra i Sessanta e i Settanta. Sono lontani anche gli esperimenti più propriamente stoner provati nel precedente “We Live”, dei quali resta soltanto un alone psichedelico, anch’esso però fortemente ancorato alle sonorità in voga trentacinque anni fa. Le immagini e i ringraziamenti presenti nel libretto che accompagna il cd fanno da esatto contorno alla musica: foto di “vampire” nude e celebranti innominabili riti, prese a prestito dai film di Jean Rollin e Jess Franco, citazioni per H.P. Lovecraft, Bobby Liebling, Crepax, ecc.
Non riesco a considerare l’ultima fatica del Mago Elettrico una cocente delusione, come altri hanno fatto: certo, non è il loro miglior disco e a volte manca l’irruenza che contraddistingue le loro pagine più riuscite; forse è fin troppo ancorato a un passato che, purtroppo, non tornerà più. Rimane però il loro inconfondibile stile, l’estrema professionalità che ci mettono nel perseguirlo, la capacità di illustrare in note un mondo oscuro e allucinato, e di illustrarlo in modo superbo. Se vi par poco…
S.M.