[Fenriz’ Red Planet] My Ship Sailed Without Me – Jon Carter, Man On Mars – Temple of The Red Dawn Rising
[Nattefrost] Nekronaut II/Nekro Spirituals – Uskyldighet – Sin Goddammit – Lustmord (skulle det dukke opp flere lik er det bare å runke) – Humiliated And Pissed Upon
http://www.myspace.com/engangsgrill
http://www.myspace.com/indierecordings
In apparenza questo split potrebbe sembrare trascurabile. Un’uscita allestita da due leggende del black norvegese con il semplice scopo di far circolare il loro nome, in attesa delle prossime uscite di Darkthrone e Carpathian Forest. In realtà “Engangsgrill” è un disco decisamente interessante, almeno per quanto riguarda i tre pezzi composti e suonati da Fenriz (Side Nebulah).
Fenriz’ Red Planet è stato uno dei vari progetti paralleli nei quali si è espressa la poliedrica creatività del batterista dei Darkthrone. Esauritosi in pochissimo tempo, però. Pare che queste canzoni, infatti, siano del 1993, periodo in cui il Nostro era impegnato anche con i più famosi Isengard. La bassa qualità delle registrazioni è, in effetti, molto simile (a proposito: non preoccupatevi se la terza traccia vi salta in un paio di punti; è il master ad essere danneggiato). Non così la musica, perché nel nostro caso non c’è traccia di folk e neppure di black. C’è solo del purissimo doom metal dalle chiare connotazioni epiche e dagli evidenti legami con il groove che si respirava negli anni Settanta. Voce pulita, quasi declamata (Fenriz se la cava piuttosto bene anche in tale frangente), tempi lenti, riffing vicinissimo a quello di Saint Vitus e Pentagram (My Ship Sailed Without Me), addirittura un timbro di basso e chitarra che in “Jon Carter, Man On Mars” ricorda quello degli Sleep di “Volume II”, mentre in “Temple Of The Dawn Rising” le similitudini con i primi Black Sabbath si fanno enormi. Sono pezzi bellissimi, che sembrano sin troppo simili alla recente riscoperta del rock dei Seventies (Witchcraft) e allo stoner coevo. Tanto che sorge spontaneo più di un pensiero malizioso sull’autenticità temporale delle registrazioni in questione. In ogni caso l’ispirazione è altissima e Fenriz è in forma smagliante, quindi godiamocele senza far troppe dietrologie.
Più scontata la parte di Nattefrost (Side Lustmord), con cinque pezzi che non si discostano molto dai suoi precedenti lavori solistici e dall’ultima produzione targata Carpathian Forest. Sozzo black’n’roll, principalmente, pregno dei consueti spunti punk e colmo di riferimenti a Motorhead, Venom, Pentagram, Sodom, thrash insolente e rumorismo amatoriale (la stessa “Lustmord”). Nulla di trascendentale dunque, un lavoro in media con la sua ultima produzione. Ai fan piacerà. Per tutti gli altri il consiglio è di dar comunque un ascolto a questo “Engangsgrill”, e di compulsare per bene i primi tre brani, che da soli valgono il prezzo del disco.
Stefano Masnaghetti