[Gothic Metal] Paradise Lost – Faith Divides Us …

Paradise Lost Faith Divides Us - Death Unites Us

 

[Gothic Metal] Paradise Lost – Faith Divides Us – Death Unites Us (2009)

As Horizons End – I Remain – First Light – Frailty – Faith Divides Us – Death Unites Us – The Rise Of Denial – Living With Scars – Last Regret – Universal Dream – In Truth

http://www.paradiselost.co.uk/
http://www.centurymedia.com/

Defender… appena una band cerca di sperimentare nuove idee e sonorità, loro subito a rompere le scatole con discorsi sulla purezza e la coerenza. E’ successo con i Dark Tranquillity, che nel periodo “Projector” – “Haven” erano riusciti ad evolvere il loro sound in una forma ben più interessante, dal punto di vista artistico, dello swedish metal, che già ai tempi faceva intravedere segni di “cedimento”. Con i primi mugugni, sono arrivati poi dischi come “Damage done”, tanto validi quanto finti come una banconota da un euro. È successo anche con i Paradise Lost, con l’unica differenza che loro hanno stravolto del tutto la loro matrice musicale; alla fine del Ventesimo Secolo, pubblicando un disco come “Host” che, pur facendo l’occhiolino ai Depeche Mode, rimane tra gli episodi più validi della loro carriera. Però la reazione dei fan old school è stata solo una: “Aridatece “Icon” e “Draconian times””. Il risultato è un ritorno al passato, e questo “Faith Divides Us – Death Unites Us” non è altro che il secondo capitolo di questo revival.

Un revival di gran classe: da sempre uno dei gruppi più “eleganti” del panorama gothic metal, anche con questa ultima release la band inglese non sbaglia, inanellando l’ennesimo capitolo di una lunga carriera praticamente esente da clamorosi passi falsi. Già dall’iniziale “As horizons end” si intuisce che i terreni battuti con “Faith Divides Us – Death Unites Us” sono quelli che, nella prima metà degli anni Novanta, hanno reso i Paradise Lost un pilastro nel genere: un muro di suono pesante con molta melodia, una combinazione che crea delle atmosfere come solo la band di Halifax riesce a fare, e, su tutto, una delle migliori performance di sempre di Nick Holmes, frontman che ha guadagnato moltissimo con il periodo “pop” della band a livello di espressività. Nessun calo di tono in un disco che ci ripresenta una band che negli anni non ha perso la forma, capace di mantenere un livello qualitativo che farebbe invidia alla maggior parte degli act internazionali, dai più giovani ai più vecchi.

Impossibile non consigliare “Faith Divides Us – Death Unites Us”: un disco che sicuramente finirà per essere ricordato tra gli episodi migliori in ambito estremo del 2009. Vent’anni e non sentirli: bentornati Paradise Lost!

Nicola Lucchetta

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