[Gothic Rock/Ambient] Zola Jesus – Stridulum (2010)

 

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È sempre più esaltante seguire le evoluzioni sonore di Zola Jesus, artista che uscita dopo uscita conferma di vivere uno stato di creatività invidiabile e, caso raro ai nostri giorni, di sapere perfettamente come sviluppare la propria musica senza doverla per forza snaturare.

Questo EP, sei pezzi per ventun minuti esatti di durata, parrebbe ad un primo ascolto una mera prosecuzione dell’ultimo, splendido “The Spoils”. Certo le similitudini sono evidenti, eppure molte sono anche le indicazioni di un nuovo corso della cantautrice. Le radici post punk e dark rimangono percepibili, così come l’impronta gothic, tuttavia lo stile di Zola Jesus si è fatto ancor più personale e alcuni correttivi sono stati aggiunti alle coordinate di base. Il lo – fi ha lasciato spazio a una produzione più curata e ‘rotonda’, la componente noise si è notevolmente ridotta per esser rimpiazzata da suggestioni ambient e slanci sinfonici. In più, la voce della cantante si è fatta ancor più duttile ed emozionante, in grado di spaziare fra le ampie campate disegnate dalle tastiere e l’incedere metronomico della drum machine. Questa volta i Suicide rimangono sullo sfondo, a dominare la scena è un suono a metà strada tra certa Jarboe – non sotto il profilo strettamente vocale, poiché il canto di quest’ultima è più tragico e lacerato, quello di Nika più etereo e ‘distaccato’ – e l’ambient più languida ed estetizzante della Cold Meat. Non a caso l’inizio di “Run Me Out”, con tanto di archi dal suono grave e profondo, assomiglia molto ai primi lavori degli Arcana, mentre “Manifest Destiny” rincara la dose con percussioni marziali e un sottofondo di fiati solenni. Più vicini alle vecchie sonorità i restanti quattro brani, con “I Can’t Stand” e la title – track sugli scudi, grazie soprattutto all’ugola di Zola, che si esibisce in due delle sue prove canore di maggior spessore, partecipe e distante allo stesso tempo.

Nel complesso “Stridulum” lascia filtrare qualche raggio di luce in più rispetto a quanto permettevano di fare i muri di tenebra che circondavano i suoi predecessori. Non per questo sono svanite le angosce e i drammi interiori che da sempre sono stati gli elementi base dell’arte dell’americana. È soltanto cambiata la prospettiva, che ora premette ai chiaroscuri di emergere con più forza. Non fatevi ingannare dalla copertina raccapricciante e fate vostro questo lavoro, anche se si tratta ‘soltanto’ di un EP.

Stefano Masnaghetti 

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