[Grindcore] Cripple Bastards – Age Of…

[Grindcore] Cripple Bastards – Age Of Vandalism (2009) 

CD 1: Official Demotapes 1988 – 1992
CD 2: From ’88 To ’91 (Side A) + 31 Rare/Unreleased Tracks
CD 3: From ’88 To ’91 (Side B) + 67 Rare/unreleased Tracks
CD 4: Side Projects + Other Crap 1986 – 1993

www.cripple-bastards.com
www.selfmadegod.com

I Cripple Bastards non hanno certo bisogno di presentazioni. Attivi da più di vent’anni, tra i fondatori del grindcore a livello mondiale (Terrorizer colloca il loro “Misantropo a senso unico” al sesto posto nella top 20 della discografia essenziale di questo genere, dietro nomi come Napalm Death, Carcass, Extreme Noise Terror e Nasum), sono sicuramente il più importante gruppo estremo italiano.

Questo lussuosissimo cofanetto di 4 cd raccoglie 1036 (sì, milletrentasei) canzoni appartenenti alla prima fase della loro carriera; praticamente tutto quello che hanno registrato fra il 1986 e il 1993. Un plauso alla Selfmadegod, quindi, che non ha tralasciato proprio nulla, neppure un frammento di quello che l’allora duo (Giulio The Bastard alla batteria, Alberto The Crippler alla chitarra, entrambi alternativamente dietro al microfono) sputò fuori in quegli anni. Ci sono tutti i demo ufficiali, tantissime rehearsal, parecchi inediti, brani tratti da split pubblicati (tra i nomi, Agathocles, Violent Headache e Dark Season) e split mai usciti, live salvati dall’oblio (tra cui uno in Croazia, a Pola, e uno nella loro città natale, Asti), pezzi tratti da compilation ormai dimenticate, progetti paralleli e precedenti ai CB (gli Streptogrinder, il progetto solista di un Giulio appena dodicenne), e sicuramente mi son dimenticato qualcosa di tutta questa meraviglia.

La musica? Non aspettatevi i Cripple delle ultime release. Questi dischi sono un coacervo di grindcore primitivo, noisecore manicomiale, urla immerse nell’odio e strumenti investiti da furia cieca. Però, in mezzo a tutto questo, sono già presenti molti spunti che verranno sviluppati anche parecchi anni dopo, negli album della maturità. Ci sono poi anche le loro componenti hardcore e crust che vengono a galla in moltissimi frangenti, specie quando cercano di rifarsi alla forma – canzone in modo riconoscibile (e in questi casi Discharge e Amebix sono spesso dietro l’angolo). E ci sono delle finezze, come la cover di “21st Century Schizoid Man” (comparirà poi nel loro primo full, “Your Lies In Check”, del 1996) e un’incredibile ripresa del riff portante di “What She Said” degli Smiths, che dimostra quanto siano infondati i pregiudizi sugli artisti che suonano grind. Oltre a questo, è interessante notare quanto il gruppo piemontese fosse al passo coi tempi: in quel periodo suonavano simili a loro solo Napalm Death, Carcass, Terrorizer ed Extreme Noise Terror; ulteriore dimostrazione della loro grandezza. Interessanti anche gli spezzoni tratti da vari film horror e simili, fra i quali micidiale è quello pescato da “The Hitcher”, precisamente il monologo iniziale di Rutger Hauer.

Normalmente una recensione di questo tipo si conclude con la scontata frase “solo per fan”. Questa volta, però, vorrei incitare all’ascolto di “Age Of Vandalism” (a proposito, leggetevi le interviste a Giulio ed Alberto contenute nello splendido libretto, capirete perché il cofanetto s’intitola così) anche chi non è avvezzo al grindcore. Di più, anche chi non è avvezzo a suoni genericamente ‘duri’. Insomma, consiglio a tutti questa lunga istantanea di uno dei gruppi più sinceri di sempre. In un periodo di finto rock spacciato da multinazionali dell’intrattenimento, di punk falso come una moneta da quattro euro, di metal plastificato, è salutare farsi sommergere dalla purezza rabbiosa e dall’odio cristallino di due ragazzi che hanno dovuto fare i conti con una realtà orribile di una città orribile, con una vita che ti logora all’interno, anche se hai solo 12 anni, e con l’amara presa di coscienza che anche al di fuori della tua dimensione provinciale le cose non vanno molto meglio. Fa bene al cuore.

Stefano Masnaghetti

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