[Heavy Metal] Chris Caffery – House Of Insanity (2009)

 

Seasons Of Change – House Of Insanity – I Won’t Know – The Fleas – Madonna – Big Brother – Back’s To The Wall – Solitaire – I’m Sorry – Shame – Winter In Hamburg – No Matter What – Get Up, Stand Up

http://www.myspace.com/chriscaffery
http://www.afm-records.de/

Il veterano del metallo Chris Caffery, chitarrista di Savatage e Trans-Siberian Orchestra, aggiunge un altro disco alla sua carriera solista. Nata quasi come hobby, a conti fatti poco più che un progetto per occupare il tempo, l’ultimo cd del biondo americano si rivela comunque un’interessante tuffo nostalgico negli anni ’80.

Chris si occupa di voce e chitarre: se nel primo campo risulta piuttosto atroce (già l’opener lascia molto allibiti) con le sei corde offre una gamma abbastanza convincente. Il disco è piuttosto legato ai Savatage più metallosi (power metallo americano anni ’80 con giusto qualche punta di progressive), con solo qualche accenno alle successive contaminazioni da rock opera dei Savatage. Le linee vocali comunque sono molto vicine a quelle del maestro Jon Oliva (la title track, ‘Solitaire’, ‘No Matter What’), mentre i riff sono più convincenti quando sono melodici (‘I Won’t Know’), dato che la produzione non è certo sopraffina e non riesce a creare un muro di suono efficace e d’impatto.
Tra i gregari nel progetto, menzione particolare per Jon Macaluso alla batteria: un veterano che sa il fatto suo e oltre che pestare porta una certa dinamicità al tutto (‘Big Brother’). All’album non mancano le ballatone come quella al gusto tastiere e con assolo in shredding (‘Madonna’), quella con le chitarre acustiche (‘Back’s To The Wall’), e il pezzo epico in stile Savatage (‘I’m Sorry’). Particolarmente interessanti gli assoli: marcatamente anni ’80 ma godibili e divertenti senza scadere nel pacchiano. In particolare la lunga ballad ‘Winter In Hamburg’ risulta ben costruita e con parti solistiche memorabili.

In definitiva, poco più che un lavoro per appassionati e con qualche grave caduta (soprattutto la voce e un paio di pezzi anonimi come la finale ‘Get Up, Stand Up’) ma fatto col cuore da chi il metallo lo mastica da anni.

Marco Brambilla

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