[Heavy Metal] Ozzy Osbourne – Black Rain (2007)

Not Going Away – I Don’t Want To Stop – Black Rain – Lay Your World on Me – The Almighty Dollar – 11 Silver – Civilize the Universe – Here For You – Countdown’s Begun – Trap Door

http://www.ozzy.com/
http://www.epicrecords.com/

Ha senso un disco di Ozzy nel 2007? Abbiamo bisogno di Ozzy nel 2007?

La risposta è affermativa ad ambedue le domande. Un disco di Ozzy serve sempre, è come le chiacchiere dei vecchi: magari a volte senza senso, a volte possono sembrare perse nel passato, ma poi, andando avanti nella vita, ti accorgi che quei vecchi pisciano sempre un bel po’ più lontano di te.

Questo disco è così, ha un occhio al passato recente e remoto, come gli anziani in osteria che parlano sempre di quando erano giovani, ma i piedi ben piantati nel presente, perché alla fine il mondo è cambiato poco o niente…

Ecco infatti affiorare pesantissime venature Black Sabbath, con Zakk Waylde sugli scudi con un suono che definire grassissimo e corposo non gli rende certo giustizia, ecco anche strisciate di blues qua e là e quell’armonica a far capolino nella title track. Ma il tutto è visto in un’ottica senz’altro moderna, con una produzione davvero grossissima, brani mai banali, irriverenti, divertiti, elettrici e una band davvero sopra le righe, peccato solo per le due scontatissime e prevedibili ballad.

E ci ritroviamo alla fine dell’ascolto contenti, soddisfatti e soprattutto sorpresi del fatto che Ozzy sia tutt’altro che rincoglionito come temevamo, premiamo di nuovo play sereni e giulivi, gustandoci ancora una volta questo vecchietto che mischia le carte prima dell’ennesima briscola.

Eh… ai miei tempi, noi sì che ci sapevamo fare…

S.D.N.

 

Quale altro artista ha mai alienato i fans, perso credibilità, diviso le masse, fatto l’impensabile più di Ozzy Osbourne? Eppure è ancora qui: vivo di sicuro, forse non tanto vegeto. Dopo anni di delirio, dopo Ozzy nei reality, Ozzy nelle cronache più patetiche che bizzare, i duetti con la figlia obesa, lui che canta John Lennon (Undercover – 2005), gli altri che scrivono le canzoni per lui (Down To Earth – 2001) ora un album incredibilmente buono acquista un peso enorme nella carriera del pazzo inglese.

E’ con immensa gioia che siamo lieti di annunciarvi: quest’album è bello. Davvero. Ed è incredibilmente ‘onesto’: si sente proprio Ozzy in combutta con il mitico Zakk Wylde dare una prova genuina, senza influenze esterne. E’ proprio il barbuto chitarrista che fa sentire alla grande la sua presenza su tutto l’album: non avrà certo scritto una nuova ‘Miracle Man’ o ‘No More Tears’ ma il suo stile stoner è ovunque, per la nostra gioia…bastano anche l’opener o l’inizio di ‘Black Rain’ per capirlo. Riff grassi e grossi, suoni sporchi (forse un po’ troppo), sezione ritmica con il giusto groove. Davvero una bella mazzata, anche se la velocità non è mai elevata a parte in un paio di occasioni (‘Silver’ e ‘Trap Door’, grandissimo il break di quest’ultima). Compaiono ovviamente un paio di banali ballads (‘Lay your World On Me’ e ‘Here For You’), segnate in maniera negativa dal lato molto sdolcinato dell’Ozzy recente ma che per fortuna galleggiano grazie all’apporto di Zakk.

Certo fa anche piegare dal ridere sentire Ozzy cantare che non vuole fermasi, che è una scheggia impazzita senza freni e che non si fa seghe mentali…e poi sentirlo due canzoni dopo tutto melenso a offrire il proprio aiuto perché lui è in grado di sostenere il peso delle nostre preoccupazioni. Gli vogliamo comunque bene. In definitiva non è allo stesso livello dei vecchi capolavori, sembra che Ozzy abbia cercato di non strafare, limitarsi all’indispensabile per vedere se ha ancora il tocco, però è davvero godibile, cosa che ci ha colto di sorpresa. E nella sua discografia fa una gran bella figura. Visto i tempi che corrono direi di comprare, ascoltare e godere ‘without mental masturbation’.

M.B.

 

Dopo gli Osbournes, pur amandolo, non avrei più scommesso una lira sul rilancio della carriera di Ozzy. Fedele invece ad una serie di cadute fragorose e grandi ritorni, ancora una volta il Mad Man ha fatto il miracolo: era dai tempi di “No More Tears” che non si esprimeva a questi livelli. “Black Rain” arriva quasi a sorpresa, dopo i ripetuti annunci di un concept sulla figura di Rasputin, e ci restituisce un Ozzy carico a mille, pieno di voglia di urlare al mondo la sua rabbia e la volontà di non mollare, dopo tutte le vicissitudini di una vita al massimo.

Con l’album torna anche la critica al sistema, quella che aveva caratterizzato pezzi storici dei Black Sabbath come “War Pigs”: Ozzy ne ha per tutti: politici, signori della guerra, venditori di morte, e quella pioggia nera del titolo non è altro che il petrolio, per cui troppe persone muoiono ogni giorno e continueranno a morire.

L’album parte forte e con un po’ di mestiere con “Not Going Away”, pezzo solidissimo che fa immediatamente capire quanto Zack Wild sia in stato di grazia. E’ poi il momento del primo singolo “I Don’t Wanna Stop”, in cui Ozzy annuncia di non volersi ritirare tanto presto, successivamente nella title track, ecco il primo sfogo contro la guerra con intro di armonica e intermezzo orientaleggiante a ricordare la zona del mondo più colpita. Non mancano i lenti in classico stile “Goodbye to Romance”: la dolce “Lay Your World On Me” e  “Here For You”, che a tratti ricorda il Bowie di Ziggie Stardust. Tra i momenti minori “Trap Door” con un utilizzo smodato di effetti alla voce e “The Almighty Dollar”, che vuole rincalzare la dose di “Black Rain”, ma con meno incisività ed un pizzico di retorica.

L.G.

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