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Al Jourgensen è riuscito nell’impossibile impresa di sputtanare un finale di carriera più che dignitoso (l’ultimo “The last sucker”), pubblicando questo inutile disco di cover. Inutile perché le uniche tracce valide sono brani già presenti in precedenti release, che siano album della band o dischi tributo: tanto per fare due nomi, “Roadhouse Blues”, “Lay Lady Lay” and “Supernaut”. Il resto, due terzi di “Cover up”, oltre ad essere anni luce sotto i livelli (stellari) ai quali ci hanno abituato i Ministry, anche nei periodi di “magra”, è formato da cover piatte, non personali e banali: in due parole, ben lontane dall’esser definite riuscite. Da brividi, in senso negativo, la rivisitazione di “What a wonderful world”, fermandosi al brano più noto del lotto.
Poche righe per un disco che vale ben poco; sarebbe inutile consigliare un disco di cover per tre soli brani già di base, figurarsi se questi sono già in mano ai fanatici del gruppo da tempo. La peggiore chiusura di carriera che Al Jourgensen potesse fare: speriamo ci ripensi, non sciolga il progetto e ritorni a pubblicare album con regolarità, asfaltando questa parentesi nerissima con materiale di qualità.
N.L.