[Jazz/Doom/Avanguardia] Orthodox – Sentencia

 

[Jazz/Doom/Avanguardia] Orthodox – Sentencia (2009)

Marcha De La Santa Sangre – Ascension – …Y La Muerte No Tendrà Dominio

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Avevamo applaudito a scena aperta l’ultimo disco del trio andaluso (Siviglia, per la precisione), ossia “Amanecer En Puerta Oscura”, che nel 2007 sbalordiva con la sua capacità di unire partiture doom, estetismi free jazz e cupi rimestamenti spirituali (caratteristica degli Orthodox è avere al centro della loro estetica il folklore religioso spagnolo, tant’è vero che in sede live si vestono da penitenti secenteschi). Incantava soprattutto il grande equilibrio fra le varie componenti: tutti i tasselli erano situati al posto giusto, mancava qualsiasi sbavatura, la compenetrazione di metal e sperimentazione acustica risultava impeccabile.

Oggi, con “Sentencia”, gli Orthodox hanno deciso di andare oltre, allontanandosi ancor di più dalle loro radici rock e inerpicandosi verso le vette della pura ‘avanguardia’ (termine che oggi vuol dire tutto e nulla, tuttavia lo utilizzo per fornire un minimo d’orientamento). Il doom, in senso stretto, è ormai quasi assente; viene conservato nella sua accezione più ampia, influsso per composizioni meste, rigide e cerimoniali, tanto per citare un brano di “Amanecer”. Così avviene per “Marcha De La Santa Sangre”, due minuti e mezzo di processione funeraria condotta dal timbro malinconico della tromba. Così anche per i conclusivi quattro minuti e mezzo di “…Y La Muerte No Tendrà Dominio”, che a dispetto del titolo è un’ulteriore contemplazione della morte, adagiata sulle note di un organo liturgico.

Il cuore del disco è però “Ascension”, 26 minuti abbondanti di saliscendi strumentali in (quasi) perfetta libertà. Un mosaico di stili e influenze che cita il free jazz nell’uso della batteria (davvero molto simile a quella di Elvin Jones negli ultimi dischi di Coltrane) e dei fiati, la classica contemporanea nelle atonalità schoenbergiane di pianoforte e archi, la musica tradizionale iberica nel canto estatico e negli scorci di chitarra acustica.

Eppure manca qualcosa a questo album. È svanito il miracoloso equilibrio che aveva fatto grande il suo predecessore, la lunga suite centrale è troppo slegata e lambiccata, manca uno sviluppo coerente dei temi musicali. Soprattutto, l’eliminazione quasi totale della componente ‘heavy’ ha privato gli Orthodox della loro caratteristica più originale, proiettandoli in un campo nel quale vivono e operano artisti più portati di loro alla decostruzione totale del suono.

“Sentencia” è comunque un buon lavoro, che però non rende del tutto giustizia alle qualità di questi straordinari musicisti. Un po’ troppo involuto, sicuramente interlocutorio. Se non li conoscete ancora, date la precedenza ad “Amanecer”, per ora il loro capolavoro.

Stefano Masnaghetti

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