La lezione di storia: i Megadeth (blah blah, storia della musica pesante, thrash metal, super riff etc etc) come concetto di band sono morti -tipo- nel 1999. Sì, perché una volta capita l’antifona (cioè che rock mainstream per davvero non lo sarebbero mai diventati), Dave Mustaine è tornato sui suoi passi, rendendo il gruppo una sorta di revival heavy metal impacchettato per i tempi moderni. Una cosa che nel periodo confusionario di The System Has Failed (2004) andava anche bene, ma che poi si è ancorata su una formula abbastanza standard: pur di portare riff pesanti a tutti i costi lascio indietro qualsiasi esperimento (vedere il precedente, pur valido, Endgame).
La parte di onestà intellettuale: Dave Mustaine ha una famiglia da portare avanti, e se continua su questa strada è perché funziona. Nel corso degli anni si è preso così tante badilate di merda in faccia per le variazioni sul tema di fine anni ’90 che se alla maggior parte dei suoi fans va bene così, amen. Ecco quindi celebrazioni a nastro dei tempi d’oro e pezzi nuovi che cercano di scimmiottarli.
La parte di gossip: il nuovo disco dei Megadeth è stato tirato su in due mesi (parole di San Dave, no illazioni), è l’ultima uscita per la Roadrunner (etichetta con cui non scorre buon sangue) e, dati alla mano, ha dentro 4 pezzi riciclati su 13.
Dopo queste incoraggianti premesse cosa ci si può attendere? No, non siamo al disastro più completo, siamo solo al MEH o se preferite alla sufficienza di stima. Il disco è comunque superiore a qualsiasi album metal canonico dell’anno…solo che, ecco, dai Megadeth sarebbe lecito aspettarsi il meglio, non sbobba riscaldata. “Sudden Death” è stata creata come brano per un Guitar Hero: in quel contesto va anche bene ma piazzarla qua, in apertura poi? E’ un monocorde e scontato susseguirsi di assolazzi abbastanza aridi, con ritmiche prevedibili e una linea melodica non proprio irresistibile. Qua vengono fuori limiti come il batterista (presente nella band forse perché membro più tranquillo da sempre ma non certo un fenomeno) e il chitarrista: Broderick è un grande virtuoso, non si discute, quello che gli manca è la capacità di comporre con gusto, piuttosto che fornire una fulminante cascata di note (l’unico che invece non si discute mai, e a priori, è il monumentale David Ellefson). “Public Enemy N°1”, già presentata anche dal vivo, è una cavalcata che non morde abbastanza. “Whose Life (Is This Anyways?)” e “Fast Lane” sono due divertenti sassi con riff e batteria belli ignoranti che, pur non inventando niente, coinvolgono. “We The People” prova a portare un po’ di groove senza che la produzione possa sostenerla a dovere (stranamente nel mix voce e batteria vincono sulla chitarra ritmica) ma è comunque riuscita mille volte meglio delle orrende “Guns, Drugs & Money” e “Deadly Nightshade”. “Never Dead” è uno dei pezzi migliori: un’intro epica a cui segue un riff disperato che potrebbe uscire da So Far, So Good, So What (1988), in un brano vario e ben costruito. Anche una “Wrecker” funziona col suo ritornello tamarro e le sbraitate di Mustaine, più che decente anche la titletrack conclusiva. Quello che da fastidio invece di “New World Order” (semplicemente registrata in maniera definitiva dalla demo nata addirittura nel ’91 e proposta come bside in varie ristampe recenti di “Youthanasia” e sull’antologia “Set The World Afire”) è che è bella. Svetta sul resto del disco, ma è un pezzo di vent’anni fa, il che fa venire voglia di mangiarsi le mani e le chitarre di Mustaine. “Black Swan” in effetti ha una buona melodia, ma si tratta in fondo del remake di una b-side di United Abominations (2007), non proprio oro colato. “Millennium Of The Blind” è un’altra demo (sempre della Youthanasia-era) ora conclusa: butta dentro pure roba già sentita su The World Needs A Hero (2001) in “1000 Times Goodbye” ma ha il pregio di riportare gli arpeggioni che anni fa andavano tanto tra i gruppi thrash, per poi passare ad un lento incedere che macina a dovere.
Il quadro è completo: tragedia? Unico metallo decente e incontaminato nel 2011? Dipende da cosa vi aspettate dai Megadeth…quindi, in fondo, sono cazzi vostri.
Marco Brambilla
2 Comments
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
sta recensione direi alquanto azzeccata! Bravo!!! detto questo vado ad ascoltarmi “last look at eden” degli EUROPE!!!!
mi piacciono le tue recensione, di cazzate ne spari ma finalmente uno che ha le palle per dire le cose come stanno.
Detto ciò, quest’album non lo reputo sufficiente: qualche bel pezzo c’è ma troppi brani riciclati e alcuni che proprio non si possono sentire.