[Metalcore] Atreyu – Congregation of the..

Atreyu Congregation of the Damned

 

[Metalcore] Atreyu – Congregation of the damned (2009)

Stop! Before It’s Too Late And We’ve Destroyed It All – Bleeding Is A Luxury – Congregation Of The Damned – Coffin Nails – Black Days Begin – Gallows – Storm To Pass – You Were King Now You’re Unconscious – Insatiable – So Wrong – Ravenous – Lonely – Wait For You

http://www.atreyurock.com/
http://www.roadrunnerrecords.it/

Il disco che gli Atreyu dovevano pubblicare dopo il loro capolavoro “The curse”: i due episodi successivi, infatti, non avevano esaltato praticamente nessuno, al punto che molti avevano dato per spacciata la band statunitense. Difficile, se non impossibile, eguagliare i livelli di quel disco, che ancora oggi è uno dei massimi risultati del lato più melodico e mainstream del metalcore. Con “Congregation of the damned” i cinque californiani si limitano a produrre un disco che ne è, comunque, una degna continuazione ed evoluzione, prendendo la svolta melodica dell’ultima release (“Lead sails and a paper anchor”, un flop su tutti i fronti), datata 2007, e fondendola con le sonorità degli esordi.

Questa ultima fatica è un disco che riporta Alex Varkatzas e soci a dei livelli che sembravano persi con l’abbandono di Victory Records tre anni fa. Non è un album indimenticabile: alcuni passaggi annoiano già dal primo ascolto, un paio di filler spezzano il ritmo (l’anthemica “Insatiable”, ad esempio) e la conclusiva “Wait for you” sembra un compitino fatto allo scopo di piazzare una ballad nella tracklist. Il resto di “Congregation of the damned”, più di mezzo disco, è però una sorpresa: dal punto di vista della forma e delle abilità compositive, la band sembra tornata indietro di cinque anni. Il risultato è un inizio bomba, con l’accoppiata “Stop! Before It’s Too Late And We’ve Destroyed It All” – “Bleeding Is A Luxury”, e una serie di brani ruffiani ma azzeccati.

Un buon risultato per gli Atreyu, capaci di rialzarsi con forza dopo un periodo negativo: “Congregation of the damned” ci riporta in dote una band di valore, anche se una sola “Right side of the bed” asfalta tranquillamente tutte le successive release dei cinque di Orange County. Il dubbio che i nostri si siano giocati tutte le cartucce in un’unica release è un sospetto quantomeno fondato.

Nicola Lucchetta 

Lascia un commento