[Metalcore] Bring Me the Horizon – Suicide Season (2008)
The comedown – Chelsea smile – It was written in blood – Death breath – Football season is over – Sleep with one eye open – Diamonds aren’t forever – The sadness will never end – No need for introductions, I’ve read about girls like you on the backs of toilet doors – Suicide season
http://www.myspace.com/bmth
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Dopo il successo di “Count Your Blessings”, che ha contribuito ad alimentare la band britannica come uno dei veri fenomeni della MySpace Generation (se non il vero e proprio “caso scolastico”), il gruppo del belloccio Oliver Sykes torna con questo “Suicide Season”.
I ragazzi si dimostrano più maturi rispetto al passato, aggiungendo alle influenze swedish, che monopolizzarono le due precedenti release, delle parti posthardcore (più volte si sentono echi degli statunitensi Underoath) e alcuni sprazzi d’elettronica. Il risultato sono una serie di grandi riff, alcuni brani sensazionali (l’accoppiata iniziale “The comedown” e “Chelsea smile” fa male), un bel pezzo sfacciatamente radiofonico che non c’entra niente con il resto del disco (“The sadness will never end”), una produzione da paura curata dai noti Fredman Studios (chi non li conosce, vada a ripassarsi il libro di storia dello Swedish Metal), ma anche tante parti sconnesse e sforzate: esempio lampante, i breakdown messi veramente a caso, e che dopo un po’ “stufano”.
“Suicide season” sarà il disco della consacrazione mainstream della band inglese: forti richiami al passato, ma con interessanti aperture, che sicuramente verranno approfondite in future uscite. Non serve che arrivi Outune a confermare questo, basta vedere la buona affluenza nell’unica data italiana (report su queste pagine) e tutte le copertine patinate che si son presi (Rocksound, ad esempio).
Certo, i Bring me the Horizon, lo sanno anche i muri, tirano avanti più che altro per il carisma (e l’adorazione del pubblico femminile nei suoi confronti) di Oliver Sykes. Non ci fosse lui, molto probabilmente ci sarebbe più spazio per band valide come i The Ghost of a Thousand, incensati da Kerrang! ma praticamente ignorati in Italia…
Nicola Lucchetta