[Metalcore] Killswitch Engage – Killswitch Engage (2009)
Never Again – Starting Over – The Forgotten – Reckoning – The Return – A Light In A Darkened World – Take Me Away – I Would Do Anything – Save Me – Lost – This Is Goodbye
http://www.killswitchengage.com/
http://www.roadrunnerrecords.it
Per chi sta scrivendo, questa è una delle uscite più importanti del metal mainstream del 2009. Al traguardo del terzo album con Howard Jones al microfono, la band statunitense si scrolla di dosso i dubbi e le perplessità che erano sorti con “As daylight dies”, pubblicando un cd di valore che, pur non essendo al livello di un “Alive or just breathing” o “The end of heartache”, non sfigura in un ipotetico confronto.
Rispetto al precedente disco, si torna ad una produzione più pulita e potente, grazie anche alla decisione di affiancare ad Adam D (chitarrista e, da sempre, produttore della band) Brendan O’Brien, personaggio dello showbiz che in passato ha lavorato con band del calibro di Pearl Jam, Stone Temple Pilots, Rage Against the Machine, Korn e AC/DC. Questa prestigiosa collaborazione ha portato al miglior lavoro dei Killswitch Engage dal punto di vista del suono. Negli arrangiamenti tanto spazio alla melodia, che per la prima volta diventa elemento dominante nel sound della band, e un’influenza da parte degli Iron Maiden mai così palese, (ma mai troppo nascosta nei dischi precedenti, ndr). Resta da dire che tutti i vari trademark del KSE-Sound (i breakdown, il growl e le linee melodiche di Howard Jones, i ritornelli azzeccati e quello swedish flavour che tanto ha fatto la loro fortuna) non vengono messi da parte; anzi, questi nuovi ingredienti rendono ancora più interessante la loro proposta.
Le canzoni note al pubblico già da tempo (la scaricabile “Reckoning” e “A light in a darkened world”, presentata dal vivo nel recente tour degli States) sono la perfetta cartina tornasole di “Killswitch Engage”. Unico collegamento con il precedente “As daylight dies” è la power ballad “Take me away”, tra gli episodi più riusciti del lotto.
Niente di nuovo sotto il sole: anche con questo (secondo, il primo del 2000 era uscito sotto Ferret) disco omonimo i Killswitch Engage riusciranno a confermare, senza sudare sette camicie, il loro status di leader indiscussi del lato più melodico e mainstream della scena metalcore. Una proposta che riesce ad evolversi con il passare del tempo, assimilando influenze con facilità senza snaturare la trama base che ha caratterizzato tutti i loro dischi. I nostalgici, e la storia, li preferiscono quando erano giovani ed incazzati, capaci di passare da una “My last serenade” ad una “Vide infra” con grande facilità: in parte concordiamo, ma è innegabile vedere come la band riesca, anche quando non tira fuori gli artigli, a confermarsi superiore a tutti nel genere uscita dopo uscita.
Nicola Lucchetta