[Metalcore] Trap Them – Seizures In Barren Praise

[Metalcore] Trap Them – Seizures In Barren Praise (2008)

Day Nineteen: Fucking Viva – Day Twenty Eight: Targets – Day Twenty Six: Angels Anonymous In Transit – Day Twenty Nine: Reincarnation Of Lost Ones – Day Twenty Five: Guignol Serene – Day Twenty: Flesh And Below – Day Twenty Four: Gutterbomb Heaven On The Grid – Day Twenty Three: Invertopia / Day Thirty: Class Warmth – Day Twenty One: Roam / Day Twenty Two: Absent Civilians – Day Thirty One: Mission Convincers

http://www.myspace.com/trapthem
http://www.deathwishinc.com

Primo indizio: “Seizures In Barren Praise”, secondo album per i Trap Them, è prodotto da Kurt Ballou dei Converge. Secondo indizio: i Nostri hanno da poco pubblicato uno split con gli Extreme Noise Terror. Terzo indizio: il gruppo incide per Deathwish. Tre indizi costituiscono una prova, e sommando quelli appena menzionati si arriva alla conclusione che la musica del quartetto può essere inscritta nella categoria “metalcore”. L’avevo intuito ancor prima di sentirlo, e la mia previsione si è rivelata azzeccata.

Certo, dopo averlo sentito si possono fare dei distinguo, e iniziare a precisare un paio di punti. Primo: non si tratta di banale metalcore annacquato da tonnellate d’inutile melodia, bensì in “Seizures In Barren Praise” l’interazione tra metal e HC produce un suono d’inaudita potenza e pesantezza, tra i più violenti oggi in circolazione. Secondo: anche sotto il profilo tecnico le qualità sono evidenti, consentendo ai Trap Them di emergere in un panorama affollatissimo.

A funzionare è soprattutto l’osmosi tra i vari generi: la sezione ritmica, della consistenza del cemento, è pero abbastanza duttile e in grado di sostenere ora rallentamenti asfissianti, ora tempi velocissimi in blast – beat, ai confini con il grindcore. In soli 25 minuti di durata si passa quindi dai Napalm Death agli Entombed, dai Discharge ai Terrorizer, senza tralasciare il D – beat dei Disfear e, com’è naturale, alcune suggestioni prese a prestito dai Converge stessi: mi riferisco in particolare ai sette, sofferti minuti del brano conclusivo, “Mission Convincers”, che ricordano la conclusione di “Jane Doe”. Ottimi i riff del chitarrista Brian Izzi, vere e proprie rasoiate che lacerano i timpani; non da meno la prova vocale di Ryan McKenney, selvaggia e urlata, perfetta per il genere proposto.

Il maggior limite dei Trap Them è la scarsa originalità: le varie componenti sono amalgamate molto bene, però da esse il complesso non riesce a trarne uno stile definito e riconoscibile al primo ascolto. Un difetto che, tuttavia, viene in parte compensato dalla furia assassina che gli statunitensi sono in grado di gettare in faccia agli ascoltatori in pochi minuti di pesantissime note: quel “tutto e subito” che non lascia respiro e che risulterebbe ideale per un mostruoso mosh – pit. Consigliato a chi, dalla musica, vuol farsi prendere a calci nei denti.

Stefano Masnaghetti

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