I.E.D. – Free At Last – Broken Promises And Dead Dreams – If You Want Peace, Prepare For War – No Lung Baby – Black Steyr Aug – My Wish Is Your Command – Circus Maximus – Total Resistance – The Worst Thing That Ever Happened To Me – Axis Of Eden – Desolation
www.todayistheday.org
www.supernovarecords.net
Uno sguardo al passato per tornare ad essere grandi: probabilmente è stata questa l'idea di Steve Austin durante la composizione di "Axis of Eden". Lasciate da parte le scontate influenze death e grind del mediocre "Kiss The Pig" (a tutt'oggi il loro peggior disco), i rinnovati Today Is The Day ripescano parte delle sonorità dei loro primissimi album e le arricchiscono di nuove suggestioni. La sintesi funziona, tanto da far risultare il nuovo lavoro una delle migliori tappe nell'evoluzione artistica della band.
Sin dall'opener l'atmosfera che si respira è quella di "Temple Of The Morning Star": urla schizofreniche, ritmica serrata e potente, riffing fratturato: le successive tracce si muoveranno tutte tra questo paradigma di base, evidenti rimandi al violentissimo noise – core di "Willpower" e "Supernova" (cfr. "Broken Promises And Dead Dreams" e "No Lung Baby"), scorie sludge e death (dietro le pelli siede l'ex Nile Derek Roddy, che contribuisce a donare nuova linfa al songwriting del complesso), più un inedito gusto per la melodia straniante che costituisce la vera novità dell'opera. In questo senso il gioiello di "Axis Of Eden" è individuabile nella progressiva "If You Want Peace, Prepare For War": accanto al consueto assalto all'arma bianca, pregno di odio e disprezzo, si affianca un momento di pace eterea ed irreale, in cui la voce del "reverendo" si staglia quasi salmodiante sulle linee melodiche della tastiera; ci troviamo in una radura sonora tra ambient, musica indiana e tentazioni neoclassiche, sicuramente uno degli esperimenti più coraggiosi che i Today Is The Day abbiano mai tentato.
Il disco prosegue il suo andamento bifronte, tra dissonanze noise, qualche sprazzo industrial e incastri fonici che disegnano i contorni entro i quali si muove il loro originale progressive sghembo e destrutturato; e in questo senso vengono riprese alcune strutture di "Sadness Will Prevail", debitamente snellite e accorciate di durata, in modo da potersi inserire più agevolmente in un contesto musicale più diretto e meno cervellotico.
Senza la pretesa di essere un disco perfetto (e d'altronde Austin e soci non hanno mai ricercato un punto d'arrivo assoluto e definitivo, bensì la continua metamorfosi), "Axis Of Eden" ha il grandissimo pregio di riportare in vita un ensemble che avevamo dato per morto troppo presto. Altro disco indispensabile di questo 2007.
S.M.