[Power Metal] Helloween – Unarmed (2010)


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Anno 1985, epoca d’oro per l’heavy metal in quella che oggigiorno è considerata la sua forma “classica”: in Germania una nuova band, composta da cinque ragazzini sconosciuti, esce sul mercato prima con un EP intitolato semplicemente “Helloween”, che riscuote un enorme successo soprattutto in madrepatria, e poi, sempre lo stesso anno, forte di tale risultato, il complesso pubblica “Walls Of Jerico”, primo album vero e proprio. Con questo disco nasce un nuovo sottogenere del metal, ad oggi noto come power. La storia della band in questi 25 anni è stata piuttosto movimentata, costellata di importanti cambi di line-up, andirivieni di musicisti di valore, dischi considerati capolavori assoluti e altri reputati, dai più, lavori brutti e inutili. Nonostante le cadute e i passi falsi, però, le Zucche di Amburgo hanno saputo sempre rialzarsi, e a testimoniare la loro abilità e costanza oggi è uscito questo best of, celebrativo dei cinque lustri di onorata carriera.

Non siamo di fronte al classico raccoltone mirato esclusivamente a chi si avvicina al gruppo per la prima volta o ai fanboy più accaniti, bensì ad un’interessante raccolta dei classici della band riarrangiati nelle maniere più disparate. Ebbene sì, per festeggiare questo importante traguardo la band ha deciso di estrarre dal cilindro i propri pezzi migliori, di sezionarli nota per nota, e di reinterpretarli integralmente, e se qualche anno fa “i conigli non uscivano facilmente”, questa volta dal cilindro sono uscite delle cose estremamente interessanti e degne di nota.

Forse non tutte le trovate sono state azzeccate, ma l’opener “Dr. Stein” mette subito in chiaro le cose, spiazzando l’ascoltatore con delle ritmiche in equilibrio fra swing e rock n’roll, con dei cori inediti e trascinanti, che non mancheranno di far sorridere anche il powermetallaro più convinto e incallito. A seguire una “Future World” ancora swingante, e una versione orchestrale di “If I Could Fly” che, con la sola parte introduttiva, fa subito capire che anch’essa raggiungerà livelli davvero notevoli.

Livelli che rimangono ottimi fino alla suite di 17 minuti “The Keeper’s Trilogy”, architettata con l’intenzione di riassumere, appunto, il trittico dei “Keeper’s”: vi è, infatti, un medley di “Halloween”, tratto dal primo capitolo della trilogia, poi è il turno “Keeper Of The Seven Keys”, dal secondo, e infine è il turno di “King Of 1000 Years”, estratto dall’episodio conclusivo. La suite è lunga e articolata, parte sicuramente bene e contiene pregevoli trovate sinfoniche, tuttavia, data la prolissità, non risulta del tutto a fuoco e rischia di annoiare l’ascoltatore.

Nonostante il mezzo passo falso il disco si riprende immediatamente con una stupenda versione acustica di “Eagle Fly Free”; peccato che la conclusiva “A Tale That Wasn’t Right” (ballad per eccellenza della band) non arrivi ai risultati sperati e lasci un po’ d’amaro in bocca, per un lavoro che, comunque, senza tali pecche sarebbe stato da 10 e lode.

Le Zucche dimostrano quindi che nel 2010, dopo 25 anni di carriera e la bellezza di 12 dischi in studio, 3 live e diverse raccolte e best of, dispongono ancora di idee e risorse in grado di far gioire vecchi e nuovi fan.

Che dire ancora, se non: Buon compleanno Helloween…e altri 25 di questi anni.

A presto, magari con un tour per celebrare questa importantissima data, e chissà che qualche illustre personaggio del loro remoto passato non faccia una capatina…
 
Corrado Riva

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