[Progressive/Folk Metal] Woodland – Dreamality (2009)
Cemenntie – Prelude – Dreamality – Warriors Of Death – Nachtgesänge – Woyzeck – Abendsonne – Fulfil My Destiny
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Album di debutto per i tedeschi Woodland (dopo un paio di demo), e il loro futuro si presenta già incerto. Questa non vuole essere una critica puramente negativa, perché il quartetto di Lubecca dimostra un certo valore e una buona dose di coraggio: ma per adesso la ridda d’idee e disparate influenze che cercano di esser sintetizzate in “Dreamality” sono troppe, troppo disomogenee e, quel che è peggio, assemblate con mano eccessivamente amatoriale. Un’ora di musica fortemente influenzata dagli Opeth negli stacchi acustici e nelle parti più propriamente death, dai Noekk per quanto riguarda il versante progressive delle otto tracce che vanno a comporre il cd, dai Theater Of Tragedy nella contrapposizione fra growl maschile e limpida voce femminile, dai Blind Guardian quando la band decide di sottolineare la propria passione per le melodie folk e le ritmiche power. Non bastasse tutto questo, i teutonici dimostrano anche una spiccata propensione per atmosfere ‘epiche’ al confine fra viking e black.
Insomma, la voglia di distinguersi dalla massa è tanta, e questo è positivo. Ma i Woodland non hanno ancora i mezzi per attuare tale proposito, e “Dreamality” è un florilegio di cadute di stile. Le clean vocals femminili sono piuttosto anonime e stentate, il growl non graffia a dovere, spesso vengono utilizzate rullate di batteria totalmente fuori contesto (l’esempio più clamoroso si trova nel primo brano, “Cemenntie”), molte canzoni sviluppano malamente un’accozzaglia di stili differenti che non vengono quasi mai armonizzati con sufficiente perizia, manca la tecnica necessaria per gestire al meglio i cambi di tempo. In breve, urge una pausa di riflessione e un irrobustimento sia compositivo sia puramente esecutivo. Il rischio è di rimanere un gruppuscolo senza arte né parte, né carne né pesce.
Piccola postilla: se i Woodland, per ora, non possono vantare particolari meriti musicali, è da sottolineare invece la scelta di ispirarsi, in una loro composizione, al “Woyzeck”, la tragedia incompiuta del grandissimo scrittore tedesco Georg Büchner (1813 – 1837), che nel secolo scorso servì d’ispirazione ad Alban Berg per il suo “Wozzeck” e che ai giorni nostri pare, purtroppo, piuttosto dimenticato. Per un complesso metal è decisamente insolito quest’interesse; anche nella loro ispirazione letteraria, evidentemente, vogliono distinguersi. E in questo caso con efficacia.
Stefano Masnaghetti