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Terzo album per il duo californiano formato da Evan Caminiti e Jon Porras, “Ancestral Star” è probabilmente la loro opera più matura e compiuta. Ad ascoltarla distrattamente parrebbe un compendio di ambient – drone immerso in liquido psichedelico senza picchi né pecche, certo ben fatto ma poco più che sufficiente. Prestando attenzione, invece, si notano meglio le mille sfumature presenti nei 10 brani che lo compongono, nonché l’abilità della coppia nel plasmare in modo personale influenze piuttosto lontane fra loro, riuscendo a non essere quasi mai scontati e banalmente citazionisti.
Le componenti sopracitate ci sono tutte, intendiamoci. Ma i Barn Owl ce le mostrano in una prospettiva solo loro, fra nostalgia per il tempo passato e aneliti verso l’infinito. Impossibile non accorgersi dei continui rimandi alla psichedelia dronata e onirica degli ultimi Earth, dai quali s’inizia il viaggio fra polverosi altipiani e rocce arroventate dal sole ormai morente e chino sulla linea dell’orizzonte. “Visions In The Dust” e, più ancora, “Light From The Mesa” sono due ottimi esempi di quest’attitudine. Le litanie ambientali, giocate su tempi dilatatissimi, vengono alle volte vivacizzate dall’uso del violino, il quale dona un tocco di varietà timbrica alle perlustrazioni della chitarra e del synth, come accade nelle ieratiche “Flathands” e “Awakening”. Il capolavoro del disco è però la title – track, quasi dieci minuti di luminescenza primordiale sospesa fra ambient e crescendo di drone, in cui i Tangerine Dream si congiungono a Lustmord e Stars Of The Lid, e questi all’immane senso di spiritualità cosmica che permea le ultime creazioni dei Natural Snow Buildings, in una prospettiva che però fa a meno di ogni radice terrena per concentrarsi esclusivamente nella contemplazione dello spazio interstellare, illustrato efficacemente dalle vibrazioni conclusive che svaniscono nell’illimitato. Nel medioevo c’era un nome per tutto questo: musica delle sfere.
Non tutto “Ancestral Star” si pone su tali livelli d’eccellenza. Ci sono alcuni momenti di stanca che non permettono di parlare di capolavoro, ma se i Barn Owl proseguiranno su questa strada potrebbero attenderci opere indimenticabili.
Stefano Masnaghetti