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Secondo album per la formazione capitanata da Tommy Lee, già componente della band Motley Crue. “Time Bomb” è uno dei singoli che verranno estratti da questo disco, ed il perché di questa scelta è palese: è un brano che ha forti componenti pop, rimane subito in testa ed è facile da canticchiare. “Fight Song” invece parte carica d’energia, come un pezzo rap metal che si rispetti, peccato che a metà si senta una voce spagnola che sembra esser inserita a caso, senza un motivo evidente, col risultato che le potenzialità di questo pezzo (se mai ce ne fossero) non spiccano il volo.
Sensazione che purtroppo si ripercuote su ogni traccia. Anche “Only One”, molto interessante sotto il profilo strumentale, si conclude così come inizia e lascia all’ascoltatore l’amaro in bocca. Avete presente la classica frase che dicono i professori “suo figlio ha le capacità ma non si applica”? Ecco, uguale. La canzone migliore dell’intero cd è “Louder”. Niente di trascendentale, ma è una tipica ballad melodica americana: piacevole ed ascoltabile, che ha un suo senso e soprattutto è completa. La traccia d’apertura “Drunk Uncle Pete” è assolutamente un episodio da dimenticare, e peggio ancora “Back to Before” e “Party Instructions”. In particolar modo, le ultime due non c’entrano proprio niente col resto del disco, sono pezzi che si potrebbero ballare in discoteca al sabato sera.
Volete un consiglio? Questo è un disco che si può ascoltare, seppur per breve tempo, come sottofondo. Se invece sperate di ritrovare il Tommy Lee dei Motley Crue, le vostre speranze sono vane.
Claudia Falzone