Colui che odia l’umanità. In ebraico dovrebbe suonare più o meno così il significato di Sonne Adam, nome scelto da una giovane band israeliana fautrice di un death metal incazzato con tutto e tutti. E, soprattutto, devoto unicamente ai vecchi maestri del genere, quelli che iniziarono ad agitarsi nella seconda metà degli anni Ottanta e conobbero affermazioni definitive agli inizi del decennio successivo. “Transformation” è così, una manata in faccia in odore di Morbid Angel, Deicide e Immolation. Growl abissale e riff pesanti e sparati senza alcuna pietà, si potrebbero riassumere così i 40 minuti del cd; con in più alcuni rallentamenti in odor di doom che rendono la proposta più varia e avvincente. Chi cerca originalità, tecnicismi esasperati oppure contaminazioni melodicore stia alla larga da questo lavoro; chi invece vuole tornare indietro di vent’anni in un giro di lettore non se lo lasci sfuggire. Perché nel loro ristretto ambito i Sonne Adam hanno scritto, sino ad ora, il miglior debut album dell’anno.