I Testament sono uno dei gruppi più apprezzati di quella scena thrash metal underground che non ha conosciuto il successo delle formazioni cardine del genere di fine anni ottanta (i Big Four): mai riusciti eccessivamente a re-inventarsi presso platee differenti da quelle degli eighties, hanno avuto come pregio e difetto allo stesso tempo di aver piazzato due mega dischi all’esordio (Legacy e New Order, ’87 e ’88) per poi sparire rapidamente dalla mappa che conta fino a “The Gathering“, che nel 1999 fece gridare al miracolo. “Dark Roots Of Earth” è il decimo album da studio di Chuck Billy e soci, il secondo con la line-up originale (eccezion fatta per il batterista Louie Clemente, il cui seggiolino viene assegnato al mastodontico Gene Hoglan) ed ennesimo lavoro di buona fattura ma privo di quei singoli pezzi da novanta in grado di elevare un disco buono a un acquisto obbligatorio.
Le fucilate “Rise Up”, “True American Hate” e “Man Kills Mankind” sono ben fatte ma sanno ovviamente di già (stra)sentito negli anni passati in salse migliori; divagazioni sul tema interessanti come “Cold Embrace” vengono lasciate isolate in favore dell’assalto frontale che diventa ripetitivo a lungo andare (cfr. anche “Throne Of Thorns”). Un lavoro onesto, tutto cuore ed esperienza, che scalderà l’anima ai nostalgici ma che non aggiunge e toglie nulla dalla carriera di una band che in studio ha oramai detto tutto da oltre un decennio.
Stefano Masnaghetti
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