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Da un sound prettamente metalcore siamo ora arrivati a una proposta 100 per cento Americana, con groove paura e tanto suono grasso, come garba a Lamb Of God e simili. A questo giro però, c’è un’abbondante componente di metallo anni novanta ringiovanito e una certa tendenza al ragionamento (titletrack e “No Escape”) che pareva sconosciuta di fronte alle fucilate di “Bring It Down”, hatebreed-iana e molto panter-iana, o alla pesantissima “The Crooked Path”. Aggiungiamoci la moto che sgasa a inizio album in un mid tempo compattissimo che apre le danze, una produzione esplosiva tirata veramente all’eccesso per sfondare casse e avrete un disco che potrà certamente interessare molti europei che apprezzano LoG, Pantera e Down.
Certo, derivativo a manetta ma finalmente diverso dai canoni classici del Christian-Core che sta imperversando negli ultimi anni. Nella scena “American Metal” gli Showdown possono sicuramente inserirsi e raccogliere molto nei prossimi anni. Non dite che non ve l’avevamo detto…
Paolo Sisa