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L’unico ‘errore’ che può essere imputato ai Forbidden è quello di essere arrivati con un attimo di ritardo, non avendo così potuto beneficiare dei privilegi generalmente concessi agli iniziatori di un dato genere. Perché i loro primi due album, “Forbidden Evil” (1988) e “Twisted Into Form” (1990), non avevano nulla da invidiare a molti dischi realizzati dalle più blasonate band thrash metal made in Bay Area, potendo fra l’altro contare sull’apporto di un batterista d’eccezione come Paul Bostaph. Poi si sa come sono andate le cose: la crisi del thrash li ha risucchiati con sé, complici anche due opere molto interessanti ma sin troppo cervellotiche quali “Distortion” (1994) e “Green” (1997), che non riuscivano a coniugare impatto e ricerca sonora, mancando di quel particolare fascino che aveva invece caratterizzato i loro predecessori. Fatto sta che la band si sciolse nell’indifferenza generale e sembrava che neppure il recente revival sarebbe stato in grado di riportarli in vita.
Invece con “Omega Wave” si ripresentano a noi in piena forma, e sebbene non tutto sia perfetto è comunque impressionante notare quanto siano ancora affiatati dopo 13 anni d’inattività. Bostaph non c’è più, in compenso della formazione originale sono rimasti Anderson, Locicero e Camacho, e la musica sembra esser tornata alla freschezza degli esordi. Un come back che, saggiamente, gioca le sue carte più sull’immediatezza che sulla sperimentazione, attingendo soprattutto alle atmosfere di “Twisted Into Form”. Queste si notano soprattutto in “Forsaken At The Gates”, vero e proprio gioiello di thrash tecnico fatto come Dio comanda, veloce arrembante e senza sbavature: l’ugola di Anderson gode di ottima salute, e la chitarra di Locicero è in gran spolvero. “Overthrow”, nel suo implacabile ritmo di marcia, si dimostra ancora più diretta, richiamando i tempi di “Forbidden Evil”, così come la successiva “Adapt Or Die”, più complessa e ricca di cambi di tempo. In generale, le soluzioni adottate nel periodo di mezzo del complesso vengono solo accennate, più che altro per arricchire le composizioni di sbocchi in grado di renderle più varie, come accade con il groove di basso in “Immortal Wounds” o con le variazioni di “Hopenosis”. Qua e là traspare pure qualcosa dei Grip Inc., band che deve sicuramente qualcosa ai Forbidden.
A convincere è soprattutto la prima parte del cd, che se si fosse mantenuto a tale livello qualitativo per tutta la sua durata sarebbe entrato dritto dritto fra i top record. Purtroppo anche “Omega Wave” soffre di eccessiva prolissità, difetto fin troppo comune nelle ultime uscite thrash metal (mi vengono subito in mente gli Exodus con l’interminabile “Exhibit B” di qualche mese fa). Così, accanto a pezzi di caratura superiore, vengono inseriti troppi filler che servono solo ad allungare il brodo e a stimolare qualche sbadiglio di troppo; in particolare mid – tempo come “Dragging My Casket”, “Swine” e “Inhuman Race” dicono davvero poco e finiscono per annoiare e nulla più. Chiarito questo, il ritorno dei Forbidden è comunque più che buono, merita parecchia attenzione e chissà che il prossimo album non sia persino migliore. La strada è quella giusta.
Stefano Masnaghetti