[Thrash Metal] Slayer – World Painted Blood

[Thrash Metal] Slayer – World Painted Blood (2009)

World Painted Blood – Unit 731 – Snuff – Beauty Through Order – Hate Worldwide – Public Display Of Dismemberment – Human Strain – Americon – Psychopathy Red – Playing With Dolls – Not Of This God

http://www.slayer.net/
http://www.columbiarecords.com/

Se “Christ Illusion” era stato presentato come un “Reign In Blood” del nuovo millennio, il nuovo mondo tinteggiato di sangue può riportarci ai due dischi successivi al capolavoro del 1986, ovvero “South Of Heaven” e “Season In The Abyss”. I richiami sono molteplici all’interno di “World Painted Blood”, che ha dalla sua una discreta varietà rispetto al precedente.

Intanto la produzione è volutamente grezza e senza troppi fronzoli, Dave Lombardo è a livelli clamorosi (questa non è una novità a dirla tutta), mentre qualche riff degno di nota si scorge subito dentro la malata Unit 731 che segue la lunga (!) e valida titletrack. E’ tuttavia con “Beauty Through Order” che pensieri malati tornano alla mente, grazie a un brano vario e dotato di quell’atmosfera perversa che ci mancava sostanzialmente da “Divine Intervention” (per non tornare per forza a “Mandatory Suicide”). Le volate senza compromessi sono sempre al loro posto, la conosciuta “Hate Worldwide” e la successiva “Public Display Of Dismemberment” ricordano a tutti chi è la band più estrema del mondo, mentre “Human Strain” è poco ispirata, seguita a ruota da “Americon”, due passaggi a vuoto probabilmente necessari per godersi meglio la fine del cd. “Psychopathy Red” è tra gli highlights dell’album, uno dei brani (l’altro è la già citata “Unit 731”) in puro Hanneman style che tanto ci mancavano, “Playing With Dolls” riprende la morbosità già apprezzata nella quarta traccia e “Not Of This God” è l’ennesima furiosa invettiva di Kerry King contro l’amata religione.

Due parole, infine, riguardo al dvd allegato all’edizione deluxe. Si tratta di un vero e proprio corto della durata di quasi mezz’ora, che propone una trama malatissima con le canzoni dell’album a fare da capitoli della storia. Vengono narrate le azioni aberranti di uno psicopatico che, dopo aver perso da bambino la madre trucidata da un pazzo, uccide decine di donne smembrandole e ricomponendole in una sorta di Frankenstein al femminile…Godetevi il finale a sorpresa…

Considerato nella sua interezza, “World Painted Blood” è probabilmente, e contro molti pronostici, il miglior lavoro degli Slayer dai tempi del bistrattato, ma bellissimo, “Divine Intervention”. Era impossibile chiedere di meglio, considerato che questi quattro ragazzacci, ci devastano i timpani da quasi trent’anni. Giù il cappello.

Luca Garrò

 

 

Avevamo lasciato Araya e soci con Christ illusion, una rivisitazione di Seasons in the abyss traslocato nel nuovo millennio, post anni 90, post new metal, un buon disco con ottimi pezzi ma anche dei cali. Chiariamolo subito, World painted blood è il passo successivo, più convinto, più eterogeneo ma allo stesso tempo amalgamato meglio.

Assodato il rientro di Lombardo e senza più nulla da dimostrare ecco che il songwriting si fa ancor più accattivante e nevrotico. Più varietà quindi, più stacchi impazziti, nuove soluzioni incastrate perfettamente in un telaio comunque old school e inossidabile. Esempio lampante è la title track posta in apertura, una lunga e varia “suite” riassuntiva di tutto il potenziale offensivo degli Slayer, sicuramente uno dei pezzi più riusciti dell’album.
E riassuntivo è un po’ tutto il mood di World painted blood. Per la maggiore i richiami sono ai primi anni 90, ma sono presenti espliciti richiami al periodo Divine intervention (Snuff), a certe soluzioni di Diabolus in musica (la title track) e qua e là addirittura all’hardcore di Undisputed attitude. Unit 731, Psychopathy Red e Hate worldwide sono delle fottutissime schegge impazzite che non apparivano da lustri su un disco degli Slayer. Non mancano anche episodi veramente sconci, fangosi, da Silenzio degli innocenti, quali Beauty through order, Playing with dolls o Human strain, ameni ricettacoli delle peggiori nefandezze partorite dalla mente umana. Americon invece ci mostra un lato degli Slayer meno metal volendo e più punk/hardcore, ma anche qui è la classe a fare la differenza.

E’ un album che funziona insomma, grazie anche alla ritrovata ferocia di Araya di nuovo ruggente e infame come solo lui può, grazie al “solito” Lombardo, famelico trascinatore di ogni brano, grazie al riffing made in King/Hanneman, in certi punti veramente claustrofobico come ai bei tempi, e infine grazie ai suoni azzeccati, secchi e moderni ma allo stesso tempo pieni e dissonanti. Dopo il ritorno in pompa magna di Metallica e Megadeth anche gli Slayer estraggono quindi dal cilindro un ottimo full lenght, alla loro maniera ovviamente: sculacciate, manate in faccia e ginocchia sulle gengive. Come sempre con il consueto, intatto, smisurato carisma.

Manuel Marini

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