[Thrash Metal] Year in Review (2005)

Ne è uscita di roba, non tutta interessante è ovvio, anzi per la maggior parte le pubblicazioni thrashose meritevoli quest’anno sono state pochine, quindi siamo andati a recuperare dischi che sono thrash se abbiamo ampie vedute insomma.

Parto con i vincitori assoluti dell’anno che, secondo tutti, ha segnato il ritorno di mummie e vecchie glorie a scapocciare e a macinare riffs: Exodus. Nessuno pensava che l’allegra combriccola guidata dal grande Gary Holt potesse ancora sorprendere. “Shoved Headed Kill Machine” invece è non solo IL disco thrash 2005 ma anche uno dei primissimi del nuovo millennio, senz’ombra di dubbio. La piovra Bostaph dietro le pelli e l’ex roadie della band Rob Dukes al microfono hanno permesso alla band di immettere sul mercato una perla rara, 50 minuti di violenza old style ma incredibilmente attuale. Giù il cappello.
A una certa distanza, soltanto perché il cd degli Exodus è davvero straordinario, si piazzano i Dew Scented. I ragazzi crucchi non inventano niente ma confezionano un “Issue VI” che è una bomba a idrogeno, noioso per chi non è avvezzo a certe sonorità, libidinoso (bellissima la tripletta iniziale) per chi apprezza invece. “Turn To Ash” è un ideale manifesto, un brano che sembra uscito dai primissimi nineties. Spesso è meglio fare bene ciò che si fa bene piuttosto che fare da schifo ciò che si fa in nome dell’innovazione, specialmente se si è genuinamente convinti e arrabbiati col mondo intero.
Parlando invece di gente che non si prende sul serio e spacca, impossibile non citare i Terror 2000, che con “Terror For Sale” divertono e si divertono piazzando una serie di schegge impazzite eseguite con abilità notevole. Niente male per essere un side project.
Facciamo i complimenti ai nostri connazionali Hyades, che con “Abuse Your Illusions” propongono thrash d’annata di ottima fattura e riescono a colpire nel segno già dal debut album.
Passiamo ora a chi non è stato né vincitore né vinto, la lista è abbastanza lunga e pesca in ambiti non esattamente puri per il thrash, ma include diversi nomi pesanti. Partiamo con i Kreator. “Enemy Of God” è stato uno dei primi dischi del 2005 ed è quel che si definisce “compitino”. Petrozza ha imparato la lezione ai tempi del pur gradevole “Endorama”, ora non rischia più nulla, opta per produzioni pulite e crea un clone del precedente disco. Niente di male, l’unico dubbio è vedere se sia davvero incazzato come i Dew Scented oppure se, appunto, faccia ordinatamente ciò che i fans si aspettano.
A fare compagnia a Mille, c’è anche il grossissimo Schmier con i suoi Destruction. “Inventor Of Evil“. Violento e spezzacollo. Nulla di nuovo. E’ un merito che però comincia a diventare sospetto, il fatto che dopo il bellissimo “The Antichrist” era difficile fare meglio.
Gli Overkill invece mettono sul mercato “ReliXIV” e per la prima volta mi mettono in seria difficoltà nel valutarlo. Ci sono pezzi thrash cattivi come non si sentiva da un po’ ma ci sono anche due o tre porcherie assurde che fanno finire il disco nel limbo sopraccitato. Garanzia dal vivo, leggenda per l’heavy e forse cotti in studio?
Ritorno anche per i Flotsam & Jetsam con “Dreams Of Death“. Mai troppo sotto i riflettori in passato, il combo confeziona un buon prodotto che però non gli permetterà di ottenere gli onori delle cronache, perché pur essendo ben suonato, non riuscirà a farsi largo in un mercato iper-inflazionato.
Scostiamoci un secondo dai canoni classici e includiamo nel discorso anche i Chimaira. Gli americani non suonano più metalcore come tradizionalmente inteso, fanno assoli e sono decisamente thrash oriented in questo self titled record. Il problema è che il tutto è davvero troppo monolitico benché stracarico di genuina violenza.
Finiamo ora nel girone dei colpevoli, e non sapete quanto mi faccia male inserire in questo settore i miei amati Annihilator. “Schizo Deluxe” sarà anche il disco che i fans aspettavano, zero ballad e riffs a nastro. Ok, però piuttosto registriamo solo i riffs: è vero, quelli ci sono e alcuni risultano veramente grandiosi, ma le canzoni sono davvero brutte. Dave Padden si sgola ma purtroppo per lui ciò che manca è la struttura stessa. Insomma poteva essere un botto, in realtà è una sofferenza. Si salva pochissimo e quel poco è inferiore anche a pezzi decenti ma non esattamente mitici dell’era “Refresh The Demon” per citarne uno.
Nemmeno Danny Lilker lascia il segno e i Nuclear Assault con “Third World Genocide” annoiano a morte, a discapito di una copertina che faceva presagire un’apocalisse sonora senza precedenti.
Chiudiamo superando i confini, citando quella band che fece parlare di post thrash già nel ’95. I Fear Factory volevano trasgredire ma con “Transgression” fanno soltanto un bel buco nell’acqua, rischiando di cancellare quanto di buono fatto con “Archetype”. I maestri del cyber thrash hanno osato troppo oppure sono stati eccessivamente precipitosi?
Ho dimenticato questo, quello e quest’altro sicuramente; la roba che c’è sopra è soltanto una personale selezione di quanto ha offerto il biz in termini di thrash metal, un modo per riassumere e per evitare un buon numero di recensioni estese che servono a poco di fronte a dischi non troppo meritevoli, Exodus e pochi altri a parte.

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