Inutile fare sofismi o utilizzare eufemismi per parlare dei Three Second Kiss. E’ una delle band nostrane d’esportazione che insieme agli Uzeda ha saputo farsi apprezzare anche oltreoceano, stando gomito a gomito con la cricca post di Chicago e Louisville. Una carriera lunga quindici anni nelle scie del math rock, cinque dischi pubblicati. Nel 2012 prima di mettere questo disco con queste prerogative nel lettore, la domanda scontata è: che valore ha oggi un disco con sonorità anni ’90? Serve per rispolverare l’antico splendore? In realtà sono tutte seghe mentali perché il trio Mosca/Carlini/Tilotta butta fuori quello che sicuramente è il miglior lavoro della loro seconda parte di carriera.
Saggio e ben pensato nelle nove tracce. Un disco che li rilancia anche senza dover dimostrare nulla a nessuno. Rimane l’attitudine noise rock tagliente piena di spigoli sonici (Shellac e US Maple), che si muove attraverso precise intarsiature e intrecci basso-chitarra. Ma i tre sciolgono con sapienza e versatilità un po’ la furia degli esordi per costruire un sound corposo, a volte lento e sommesso (come il cantato), ammaliante e leggero. Niente male per un gruppo di lungo corso.
Luca Freddi
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