Unleashed Odalheim

Unleashed Odalheim recensione
Due anni orsono le radici dell’albero Yggdrasill tremarono annunciando l’inizio di Ragnarok, oggi con questo nuovo “Odalheim” i deathster svedesi Unleashed proseguono il racconto cominciato con “As Yggdrasil Tremble” e ci raccontano cosa accadde al mondo durante e dopo lo sconto finale e la fine dei tempi. Il nuovo platter viaggia su binari sonori molto simili a quelli del lavoro precedente, e quindi l’aggressività e la velocità di esecuzione la fanno da padrone, con brani dalla struttura semplice e dal classico schema strofa/ritornello. La sezione ritmica martella senza sosta, e su tutto svetta la voce del solito Johnny Hedlund, in questi ultimi anni più vicina allo screaming black che al classico growl death, ma sempre dalla timbrica possente e autoritaria, a dare ai pezzi quella velatura putrescente che tanto adorano i fan del death metal più classico.
Ormai passato il giro di boa dei dieci dischi in studio, la band non delude e sforna un LP canonico per quelli che sono i livelli compositivi recenti, meno cadenzato rispetto ai dischi delle origini e più veloce e aggressivo, rispettando l’evoluzione compositiva che ha segnato i lavori più recenti. “Odalheim”, quindi, non mancherà di lasciare soddisfatti i fan più incalliti dei cinque vichinghi.
Corrado Riva
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